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Next of Kin

1982
REGIA:
Tony Williams
CAST:
Jacki Kerin (Linda Stevens)
John Jarratt (Barney)
Alex Scott (Dr. Barton)

Il nostro giudizio

Next of Kin è un film del 1982, diretto da Tony Williams.

Fa sempre uno strano effetto rendersi conto, nel bel mezzo della visione di un film, di essersi addentrati in territori del tutto inesplorati. Ancora di più quando ciò avviene non in merito al contenuto ma piuttosto, in maniera decisamente più letterale, per quanto riguarda la topografia di una determinata opera cinematografica. Il cinema dell’orrore, ad esempio, è un ambito filmico che ha costruito buona parte della propria identità culturale facendo leva su costrutti propri dell’immaginario collettivo made in USA, quali il rapporto fra metropoli e ruralità (Non Aprite quella porta docet) e la scomposizione del nucleo familiare. È quindi curioso ritrovarsi a fare valutazioni su elementi oramai canonici del cinema horror americano più classico nel contesto di un film che di americano, in quanto ad ambientazioni, ha ben poco. Si parla, nel caso specifico, di un titolo (ovviamente inedito in Italia) risalente al 1982 e proveniente dalla lontana Australia. Già di per sé l’accostamento fra “film dell’orrore” e Australia potrebbe sollevare qualche dubbio. Non che l’industria cinematografica australiana sia del tutto nuova al cinema di genere, anzi (si ricorderà fra i più recenti lo slasher-revival di Wolf Creek e l’intrusione nell’horror psicologico di Babadook).

Scoprire però dell’esistenza di un vero e proprio caposaldo del cinema di genere aussie-style (come il gergo vuole definirlo) in una società satura di americanismi iconografici come la nostra risulta quantomeno sorprendente. Next of Kin, questo il nome del film diretto da Tony Williams, ha in effetti assunto negli anni il titolo di vero e proprio cult movie, complice anche il passaparola operato da una grande fetta di cinefili tra i quali figura pure Quentin Tarantino. A ben vedere il film di Williams, al di là del setting specifico di cui sopra, non spicca certo per originalità, perlomeno sul versante narrativo. La trama si muove attorno alla figura di Linda, giovane orfana trovatasi a gestire la casa di riposo lasciatale in eredità dalla madre appena morta, e alla serie di misteriosi avvenimenti che vi hanno luogo. Fra abitazioni lugubri, segreti di famiglia e flashback inquietanti, i topoi del genere, lo si sarà inteso, di certo non mancano. Next of Kin non è di certo un prodotto interessato a reinventare il genere. Ciò che fa la differenza in questo caso non è tanto il contenuto quanto lo sguardo poco comune con cui il regista australiano affronta una narrazione, che pesca a piene mani da una serie di filoni differenti (lo slasher, il mystery, l’horror psicologico e persino l’action sul finale) senza porsi alcun problema di tipizzazione.

Quello di Williams è infatti un film che si permette di sfuggire ad una vera e propria categorizzazione di genere, bilanciando i limiti della trama con un approccio visivo iper-stilizzato e patinato che rende il prodotto finale, se non sorprendente, perlomeno coinvolgente e stimolante (anche per questo motivo pare opportuno evitare di fornire dettagli sullo sviluppo della vicenda). Tarantino stesso, in un segmento del documentario Not Quite Hollywood, aveva scomodato un grande nome come quello di Kubrick per descrivere il tono del film. Per quanto estremizzante un paragone del genere possa senza dubbio essere, il regista americano non era completamente fuori strada: c’è una tensione immaginifica che pervade l’atmosfera del film australiano, colmo di visioni oniriche che dal mondo del sogno sfociano nella realtà allucinata dove la storia si svolge, che ne rappresenta davvero l’acqua della vita. Con la sua costruzione narrativa libera e straniante, Next of Kin non fa sicuramente nulla di nuovo, ma lo fa con un approccio interessato e interessante. Molto stile e poca sostanza dirà qualcuno. Sì, ma di gusto e mestiere ce ne sono a sufficienza. Anche solo per questo motivo il film di Williams una visione la meriterebbe.