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Nerve

2016
Titolo Originale:
Nerve
REGIA:
Henry Joost e Ariel Schulman
CAST:
Emma Roberts (Venus "Vee" Delmonico)
Dave Franco (Ian/Sam)
Machine Gun Kelly: (Ty)

Il nostro giudizio

Nerve è un film del 2016, diretto da Henry Joost e Ariel Schulman

Tratto dall’omonimo romanzo di Jeanne Ryan, giunge sugli schermi italiani Nerve, esattamente un anno dopo l’uscita americana. Una distribuzione italiana “fortuita” perché il film va a incunearsi tra il recentissimo The Circle di James Ponsoldt, e la pressante preoccupazione che desta il cinico gioco on-line Blue Whale, che sta facendo stillicidio di giovani. La prossimità con il film con Emma Watson è che anche lì c’è una giovane ragazza che scopre il “lato oscuro” della rete, e che si ritrova precipitata – per sua scelta – nel vortice del voyeuristico mondo virtuale. Mentre l’attiguità con il gioco di provenienza russa è con i precetti di partecipazione al rituale: ferree regole, lasso di tempo circoscritto, giocatori pronti a tutto, e spettatori/voyeur giudici. In questo presente distopico visualizzato in Nerve, e già mostrato anche nel film di Ponsoldt, si ravvisa nuovamente il profetico “Ognuno avrà il suo quarto d’ora di celebrità”, frase che fu attribuita ad Andy Warhol. Il magmatico e immenso mondo della rete ha amplificato e facilitato questa cupidigia di mostrarsi, anche facendo semplicemente azioni stupide per diventare celebri (anche in Tusk di Kevin Smith si parodiava ciò); e i responsi che giungono, attraverso i commenti, gli I Likes, le faccine o il numero di visualizzazioni, appagano la persona.

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E Nerve (libro e film) cerca di cogliere questa deriva della società reale, sempre più persa nel virtuale, in cui anonimi individui cercano di apparire a tutti i costi nel World Wide Web per riempire la propria vuota vita, come ad esempio il personaggio di Sidney. Il gioco cinematografico visualizzato da Henry Joost e Ariel Schulman, in cui i players (nell’accezione di attori) giocano, funziona per una gran parte della narrazione, e riesce a tenere inchiodati noi spettatori/osservatori. Peccato che nel blocco del pre-finale la storia svacchi (si perdoni il vocabolo poco critico, ma è calzante), perdendo quel filino di cattiveria raggiunta, e volge a una blanda risoluzione moralistica, che deflagra in una pacchiana resa dei conti, troppo debitrice visivamente dei noti spot Nike. Probabilmente Nerve verrà citato, in qualche Talk Show pomeridiano, come fulgido esempio di una gioventù che si sta alienando dalla realtà, ma l’esposizione dell’urgente tema sociologico nella sceneggiatura scritta da Jessica Sharzer, rimane in superficie, non approfondendo con dovizia il disagio delle generazioni odierne.

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Nello script manca proprio una ferina disamina della deriva cinica che sta prendendo la gioventù 2.0 (ma anche le generazioni adulte) che si approccia – corpo e mente – con l’ambiguo medium. Poco conta demandare questa “solitudine” adolescenziale con la mancanza di solide figure adulte (c’è solo una rediviva Juliette Lewis, lontano ricordo – virtuale – di Strange Days). Quello che rimane di Nerve è un superficiale thriller in bilico tra il teen-movie di formazione (Vee apprende a emanciparsi) e il cyber-film di buon impatto visivo. Nota finale, essendo il cinema mezzo di appagamento per scopofili, appare un improvviso e fugace culo nudo di Emily Meade, e la graziosa  si mostra in reggiseno e mutandine.