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Necrofobia

2014
Titolo Originale:
Necrofobia
REGIA:
Daniel De La Vega
CAST:
Hugo Astar
Julieta Cardinali
Luis Machín

Il nostro giudizio

Necrofobia è un film del, diretto da Daniel De La Vega

Dante Semot, sarto in quel di Buenos Aires, soffre di disturbi della personalità che vengono accresciuti dalla morte del fratello gemello. La fine violenta della moglie – che ha deciso di abbandonarlo per il timore di trovarselo morto accanto, nel letto, una mattina – dà la stura a una serie di cruenti omicidi, in apparenza compiuti dal defunto gemello. Una poliziotta un po’ troppo sicura di sé e lo psicologo che ha in cura Dante tenteranno di venire a capo dell’intrigo, che si risolverà in  maniera (non del tutto) inattesa… Più che essere un omaggio al “giallo” all’italiana – come sottolineato da qualcuno –, Necrofobia di Daniel De La Vega (co-regista con Pablo Parés di Jennifer’s Shadow, 2004) deriva da quella narrativa a sfondo surreale/fantastico tipica dell’area sudamericana e che ha tra i suoi maggiori esponenti Jorge Luis Borges.

La frammentaria struttura narrativa imposta dagli sceneggiatori di NecrofobiaNicanor Loreti (La memoria del muerto, 2011 di Valentín Javier Diment), Germán Val (El eslabón podrido, 2015 sempre di Diment) e lo stesso regista – si scombina in una serie di situazioni allucinogene che, se da un lato ben inquadrano la situazione psicologica disastrata del protagonista – il cui punto di vista è quello su cui s’impernia la vicenda – dall’altro fornisce una certa frizione nello scioglimento di una trama – rendendone faticosa la fruizione – che viene già minata alla base da incongruenze piuttosto evidenti e una meccanicità che rende tutto un po’ prevedibile, a dispetto di alcune trovate di sicuro fascino che risultano decisamente riuscite.

Costruito su un ottimo impianto visivo – a partire della palazzina (una ex-sede bancaria) che fa da proscenio a buona parte della vicenda, il cui aspetto in evidente decadimento (finestre crepe, tappezzerie squarciate, arredamenti sgangherati e manichini rotti) magistralmente sottolinea gli equilibri mentali in totale disordine del povero Dante – viene immerso in colori cupi e opprimenti dall’ottima fotografia di Mariano Suárez (Daemonium: Underground Soldier, 2015 di Pablo Parés), e accompagnato dalla puntigliosa costruzione del quadro da parte di Walter Cornás (Plaga Zombie, 1997 della coppia Parés/Hernán Sáez) – notevolissima la scena con i manichini in cerchio dominati dal costume dell’assassino. Necrofobia appare soprattutto come un film da vedere piuttosto che da seguire – al di là della potentissimo ritratto che Luís Machín (attore dal lungo curriculum televisivo) fa del protagonista, lasciando un’ombra lungamente perturbante nella memoria dello spettatore – e, una volta passati sopra allo spirito un po’ “esibizionistico” della messa in scena, si rivela in grado di offrire più di un momento di efficace e piacevole visione. Con la colonna sonora di Claudio Simonetti.