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Napoli velata

2017
Titolo Originale:
Napoli velata
REGIA:
Ferzan Özpetek
CAST:
Giovanna Mezzogiorno (Adriana / Isabella)
Alessandro Borghi (Andrea Galderisi / Luca)
Anna Bonaiuto (Adele)

Il nostro giudizio

Napoli velata è un film del 2017, diretto da Ferzan Özpetek 

Adriana (Giovanna Mezzogiorno) è professionalmente sicura e determinata, un medico legale che mostra disagio nell’approcciarsi alla vita e che si difende da un segreto in una città dove i segreti non esistono. Subisce, senza esserne vittima, le attenzioni del più giovane Andrea (Alessandro Borghi). I due giocano con gli sguardi, si scrutano e scoprono una passione irrefrenabile concepita proprio durante la figliata dei femminielli: performance evocativa di un parto priapesco. Ferzan Özpetek attinge più volte da se stesso come quando insegue il desiderio nei vicoli della città (Un giorno perfetto) e si mette alla prova sperimentando una scena, indugiandoci per tre lunghi minuti, in cui si consumano sentimenti impetuosi su corpi plastici che sono svelati da ombre, in un labirintico percorso che li apre ad una pulsione avida. Con Napoli velata il regista propone un noir in cui la morte dell’amante fugace è il pretesto per raccontare una città complessa. Apre il film inquadrando una scala a chiocciola che richiama vorticosamente l’occhio, ma che, al tempo stesso, è utero e coscienza. Le luci modulano lo spazio circostante ed i personaggi sembrano essere spiati dalle sinuose vie partenopee che non rivelano niente se non attraverso il corso degli eventi.

dentro 1

Ogni ruolo interpretato evidenzia un aspetto diverso rendendo Napoli velata un film suadente che non ha la presunzione di mostrare una verità documentaristica, ma che lascia allo spettatore la libertà di intuirla attraverso lo scontro tra razionalità e superstizione in modo non convenzionale: Adriana sarà a tratti derisa dalla stessa tradizione popolare nell’incontro con Donna Assunta (Maria Luisa Santella). La città, pudica e puttana, spia, lega e non protegge. Eros e Thanatos si sfidano distrattamente attraverso un percorso misterico che ripercorre una città da cui non è possibile scappare perché appassiona e tortura. Il racconto è corale, ma per contraddire la solitudine di ogni interprete. Il cibo, spesso metafora di convivialità nella filmografia del regista, è considerato in questo caso come elemento di estraniazione che lega la protagonista al suo segreto ossessivo. La sceneggiatura verte su una città che un attimo prima di morire sceglie di vivere, ma non completamente, come fosse un colpo di scena inaspettato.

dentro 2

Non ci sono risposte, è tutto parzialmente irrisolto come una grande e folle contraddizione sintetizzata nell’arte originale e contraffatta. Impeccabili le musiche di Pasquale Catalano, elemento imprescindibile per il regista. Giovanna Mezzogiorno ritorna ad essere diretta da Ferzan Özpetek quattordici anni dopo La finestra di fronte; l’attrice, che aveva affrontato un lutto concernente la perdita di emozioni vitali attraverso un sottofondo depressivo opprimente, è adesso alle prese con un lutto familiare che si presenta egualmente complesso ed introspettivo. Dopo Roma Ostiense, Lecce ed Istanbul il regista affronta la prova più dura, quella che emerge dal racconto di una madre che non vuol bene ai suoi figli, che è contraddetta e contraddittoria, e lo fa senza ricorrere ad alcun cliché, lascia percepire il tutto attraverso un velo, elemento ricorrente durante il film, che culmina col Cristo velato di Giuseppe Sanmartino. Attraverso il velo, infatti, le forme sono semplicemente esaltate, mai coperte. La Napoli velata di Özpetek è una città che filtra la realtà quasi per costrizione, perché la gente non sopporta troppa verità e perché, al tempo stesso, non riesce a tenere niente per sé.