Featured Image

Mortal Kombat

2021
REGIA:
Simon McQuoid
CAST:
Lewis Tan (Cole Young)
Jessica McNamee (Sonya Blade)
Josh Lawson (Kano)

Il nostro giudizio

Mortal Kombat è un film del 2021, diretto da Simon McQuoid.

Se c’è una cosa che fa incazzare nel caso di un adattamento fatto male, è quando nel materiale originale ci sono tutti i presupposti per riuscire nell’impresa, senza eccessivi sforzi. Questo è il caso di Mortal Kombat. Il film è il nuovo adattamento di una lunga e fortunata serie di videogiochi che, negli ultimi anni, ha prodotto tre fortunati titoli che, con una sorta di reboot della trama dei precedenti episodi della saga, dà vita a una trilogia urban fantasy con una lore ricca e coerente in grado di gestire in maniera credibile magia, kung fu, fantascienza e action militare in un solo universo narrativo. Certo, non parliamo di un capolavoro inarrivabile ma, per far da sfondo a una serie di picchiaduro diventati popolari per la creatività splatter con cui i personaggi si uccidono a vicenda, la trama degli ultimi Mortal Kombat fa il suo lavoro in maniera più che egregia, dando vita a un saga godibile e avvincente, ricca di personaggi a modo loro interessanti. Per realizzare un film divertente, magari non un premio oscar ma un action fracassone con una trama un minimo complessa, non ci voleva  molto.

Sarebbe bastato adattare  la trama degli ultimi tre episodi di Mortal Kombat, o parte di essa. Le strade possibili erano molte. Un film corale o anche solo dal punto di vista di uno degli innumerevoli protagonisti, poco importa, la sceneggiatura si sarebbe scritta praticamente da sola. Il film di Simon McQuoid, invece, non ne azzecca una. A partire dal protagonista, un personaggio che non compare nei videogiochi e di cui non c’era bisogno, vista l’orda di papabili protagonisti pronti all’uso. L’errore si sarebbe potuto perdonare a fronte di un personaggio interessante, mentre questo risulta piatto, scialbo, con un superpotere bruttarello e senza una logica, tratto condiviso con gli altri protagonisti del film. Senza contare lo svolgimento della storia che, da qualunque parte la si guardi, non ha senso. A partire dal titolo.  Tutto ruota intorno a un torneo, un espediente piuttosto semplice ed efficace per rendere interessante un film di arti marziali, ma il torneo non avviene. Troppo difficile guardare ai classici, troppo difficile prendere a modello I tre dell’Operazione Drago o Senza esclusione di colpi.

Lavori semplici ma scritti bene, avvincenti. In questo caso, invece, troviamo una trama pretestuosa, una sceneggiatura con più buchi del bilancio di Alitalia. Perché Mortal Kombat è in definitiva questo: un susseguirsi di scontri, per lo più fiacchi, tenuti insieme con lo sputo da una storia esile e sconnessa, che sembra buttata lì per far dire qualcosa ai personaggi quando non si stanno menando. Personaggi, per inciso, di un piattume devastante, a cui non viene dato nemmeno il tempo di esprimere quel tanto che sarebbe bastato per interessarsi un minimo alla loro sorte. Qualcuno potrebbe obiettare che non è che i primi due adattamenti fossero propriamente per palati fini, ma almeno non si prendevano sul serio, in particolar modo il secondo, Mortal Kombat Annihilation, aveva quella consapevolezza di procedere sui binari del trash più sparato da risultare so bad it’s good. Questa nuova versione di Mortal Kombat si prende troppo sul serio, giusto per togliere la parte cazzara e divertente da quello che finisce per essere soltanto un film completamente inutile.