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Monster Hunter

2020
REGIA:
Paul W. S. Anderson
CAST:
Milla Jovovich (Natalie Artemis)
Tony Jaa (il cacciatore)
Ron Perlman (l'ammiraglio)

Il nostro giudizio

Monster Hunter è un film del 2020, diretto da Paul W.S. Anderson

C’è stato un momento in cui Paul W.S. Anderson era un bravo regista. Con ancora impresso negli occhi la bellezza del male di Punto di non ritorno, da quel giovane nome ci si sarebbe sicuramente aspettati di più. Dopo l’incontro e relativo matrimonio con la sempre magnifica Milla Jovovich, inutile negarlo, le produzioni di Anderson sono entrare in un cubicolo di azione spicciola senza logica, con una totale assuefazione alla computer grafica. Dopo l’estenuante esperienza del franchise di Resident Evil, Anderson si tuffa ancora a capofitto in concept videoludici, motivo per cui il noto videogioco di casa Capcom, Monster Hunter, diviene preda di una rilettura al cinema, con un risultato sicuramente migliore delle più disastrose aspettative, ma sempre bloccato in un mare di mediocrità. Il soldato Artemis (Milla Jovovich) mentre è in servizio in una missione di salvataggio nel deserto, viene catapultata da una sinistra tempesta di sabbia in un altro mondo, parallelo e in perfetto equilibrio con il nostro, ma altamente ostile.

Infatti la presenza di innumerevoli mostri e draghi, dalla stazza mastodontica, richiede un’accurata risposta da parte di alcuni nomadi guerrieri, cacciatori, che fanno di lame magiche, trappole artigianali e altri gadget un arsenale con cui cacciare e uccidere questi mostri. La prode Artemis dunque dovrà allearsi con un cacciatore (Tony Jaa) per sopravvivere e tornare nel suo mondo. Il circuito hollywoodiano è ormai a conoscenza che attingere da fonti videoludiche sia una scommessa dalla perdita facile. Sono pochi, pochissimi, i film tratti da videogiochi che sono riusciti a trovare una propria dimensione nella cornice cinematografica (l’horror Silent Hill di Christophe Gans forse è uno dei pochi esperimenti riusciti). Si loda dunque una missione approfondita di rilettura e adattamento del videogioco, ma la realizzazione, come le poche idee visive in ballo, non salvano in toto il prodotto. A peggiorare le cose ci sono principalmente due fattori: il ritmo con cui gli eventi vengono narrati e la disastrosa linea comica.

Per il primo punto, sembra palese che le intenzioni del regista siano state, in qualche modo, troncate in più parti, infatti solo la prima ora è una lunghissima introduzione, diluendo poi il restante film solo nell’ultima mezz’ora che, paradossalmente, è forse la miglior parte del prodotto. Quando Monster Hunter si stacca dalla faccia sempre sorpresa della Jovovich o dalle improbabili battute comiche sull’incomunicabilità tra la soldatessa e il cacciatore, basta un Ron Perlman con il pellicciotto, un paio di coprimari in più e un gatto chef a rendere questo mondo – quanto tutta la storia – leggermente più interessante. Peccato che lo spettatore, arrivato a questo punto, sia già stancato da ciò che ha visto. La pandemia globale ha influito in modo negativo sul box office e la scena dopo i titoli di coda preannuncia la voglia di continuare. Uno di quei film facili da guardare, ma difficili da inquadrare nel mercato odierno.