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Molly’s Game

2017
Titolo Originale:
Molly's Game
REGIA:
Aaron Sorkin
CAST:
Jessica Chastain (Molly Bloom)
Idris Elba (Charlie Jaffey)
Kevin Costner (Larry Bloom)

Il nostro giudizio

Molly’s Game è un film del 2017, diretto da Aaron Sorkin.

Siamo generalmente tutti d’accordo che Aaron Sorkin sia uno dei migliori sceneggiatori del momento. La sua perizia chirurgica e tagliente nella grammatica, battute secche e dirette, niente fronzoli eccessivi, solo il necessario per arrivare al punto prefissatosi. In particolare, The Social Network (Premio Oscar alla migliore sceneggiatura), L’arte di vincere, Steve Jobs e adesso Molly’s Game, di cui firma anche la regia. Si comincia quindi a delineare quasi un interesse comune per lo sceneggiatore, quello dei gran lavoratori, dei piccoli colpi di genio che possono portare al successo o stravolgere una vita, anche rapportarsi in qualche modo con la digitalizzazione economica di un paese che loda e critica i suoi stessi eroi (Zuckerberg, Beane o Jobs). In questo quadro generalista rientra perfettamente il personaggio di Molly Bloom (Jessica Chastain), anche questa una storia vera, ex sciatrice olimpionica che prima di iniziare gli studi universitari decide di guadagnare qualche soldo facendo da assistente ad un losco figuro che organizza clandestine partite di poker con buy in altissimi. Quando viene licenziata, Molly ha ormai capito tutti i meccanismi di questa redditizia, ma pericolosa, macchina economica e diventa in poco tempo la regina del poker illegale. Poi arrivano i problemi con i giocatori, poi il riciclaggio del denaro per la mafia russa e infine l’arresto.

Per evitare il carcere viene aiutata da Charlie Jaffey (Idris Elba), talentuoso avvocato a cui la stessa Molly, nonostante una prima riluttanza, decide di affidarsi totalmente. Come già aperto poc’anzi, niente da eccepire nella capacità di sceneggiatore da parte di Sorkin, ma qualcosa è andato storto nella capacità di Sorkin regista. Tra tutti gli script firmati, questo è sicuramente il più debole, infarcito da tante e troppe situazioni che altro non fanno che rimarcare un concetto che già dalle prime battute lo spettatore intuisce apertamente: Sorkin ha interesse nella figura di Molly, quasi la coccola come farebbe un padre, ne evidenzia gli errori e i pregi (è in tutto e per tutto una donna che da zero e grazie al suo ingegno, riusciva a portare a casa decine di migliaia di dollari a settimana senza fare nulla), ma non ne giustifica tutte le azioni. In particolare è proprio la resa estetica che risente dei maggiori difetti.

La parola coccola l’intelligenza dello spettatore, l’immagine meno. Sorkin scrive ma non riesce a rendere in immagini ciò che vuole trasmettere. I 140 minuti sono pesantemente prolissi e sembrano non finire mai, la stessa voglia di identificarsi con Molly è vana, proprio per piccole incongruenze logiche che non giustificano passaggi con diretti focus (Molly dice di essere entrata nel tunnel della droga per lo stress, ma lavorando una notte a settimana, di quale stress parla?). Molly’s Game, quindi, mostra il fianco proprio nel suo essere un film tradizionale, uccidendo gran parte delle grandi aspettative che gli estimatori di Sorkin (scrivente compreso) si erano prefissati, trovandosi davanti sì un film globalmente piacevole, ma povero di guizzi memorabili, di quegli elementi che hanno reso nella scrittura e nel ritmo narrativo i suoi altri lavori memorabili. Si recupera parte della delusione nell’ammirare la splendida Jessica Chastain, che Sorkin più volte chiude in vestitini stretti, mettendo in evidenza le sue grazie.