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Milano trema ancora: la giustizia ha le ore contate

2015
Titolo Originale:
Milano trema ancora: la giustizia ha le ore contate
REGIA:
Franz Rotundo
CAST:
Rocco Alvaro (Manuel Conti)
Marcello Arnone (Il Boss)
Giulia Betti (Maggie)

Il nostro giudizio

Milano trema ancora: la giustizia ha le ore contate è un film del 2015, diretto da Franz Rotundo

Il poliziesco/noir è forse il genere più difficile da ricreare nel cinema indipendente, per una questione sostanziale di budget: se nell’horror e thriller la regia e la tecnica possono supplire alla ristrettezza produttiva, la faccenda si complica quando ci sono di mezzo le scene d’azione, che senza una gestione oculata dei mezzi rischiano di risultare ridicole. Non mancano i risultati positivi, quali i Manetti Bros. con il tesissimo Piano 17 (che aggira l’ostacolo ambientando quasi tutto il film in interni) e la commedia poliziesca Song’e Napule, oppure Gianluca Petrazzi con Roma criminale (che si avvale di un ottimo team di stuntmen). Scavando ancora più sotto nell’underground, spuntano film no-budget che risultano sorprendentemente efficaci: il mediometraggio Calibro 70 del torinese Alessandro Rota, girato in parte come un vero film anni Settanta e con buone scene d’azione, e La banda del Brasiliano del collettivo pratese John Snellinberg, opera auto-riflessiva sul genere. Nell’indi milanese troviamo un altro curioso esperimento, il mediometraggio (58 minuti) Milano trema ancora: la giustizia ha le ore contate (2015), opera prima di Franz (Francesco) Rotundo, un chiaro omaggio fin dal titolo ai classici “poliziotteschi” anni Settanta (il riferimento è al bellissimo Milano trema: la polizia vuole giustizia di Sergio Martino). Girato in crowdfunding dalla produzione I Teatrabili con un budget evidentemente irrisorio ma tanta creatività, Milano trema ancora è un oggetto curioso e in parte riuscito, che diverte e omaggia in modo quasi maniacale i classici, ed è un film di confine tra il prodotto medio/buono e quel “vorrei ma non posso” che traspare soprattutto dalle recitazioni spesso rasenti l’amatoriale. Scritto dal regista con Fabrizio Maddalena, recupera i topos dei polizieschi anni Settanta trasponendoli in una vicenda ambientata nella Milano contemporanea (scelta saggia: si risparmia sulle ricostruzioni delle location), con un piacevole effetto di straniamento.

Protagonista è l’ispettore Leonardo Piazza (Manfredi Pedone), che cerca di combattere la criminalità dilagante con i suoi mezzi non ortodossi, osteggiato dai superiori e dalla burocrazia: dopo aver liberato un bambino dalle grinfie di due criminali, deve indagare sull’omicidio di un confidente, e da un marchio trovato sulla sua fronte deduce trattarsi di qualcosa legato al gioco d’azzardo. Trovato in possesso di una pistola, viene arrestato Manuel Conti (Rocco Alvaro), il quale ha partecipato nel frattempo a una sanguinosa rapina, ma non essendoci le prove non può trattenerlo. Conti si mette in contatto con un misterioso boss (Marcello Arnone) per il recupero del denaro, mentre Piazza continua a rovistare nella malavita per trovare il colpevole dell’omicidio. Una trama che mette molta carne al fuoco (troppa, vista la durata ristretta del film), e che infatti più di una volta genera confusione tra i personaggi e le sotto-trame che si intrecciano: ma questo non è un grosso problema, in fondo il genere “poliziottesco” è fatto di episodi che si alternano e talvolta si collegano. Pregevole l’aspetto più squisitamente estetico: l’immagine e le inquadrature sono professionali, di tanto in tanto compaiono i tipici graffi vintage sulla pellicola, le location profumano dei vecchi tempi (in particolare notiamo i Navigli, coi ponti e le alzaie), i titoli di testa sono realizzati con la stessa grafica del classico Milano trema, e il tutto è accompagnato da brani musicali funky e rap belli ritmati (bellissima anche la locandina). Il gusto per la citazione è onnipresente – a rischio di renderlo ossessivo e fine a se stesso – ma in fin dei conti diverte, trattandosi di un’opera che trasuda un’enorme passione verso questo tipo di cinema.

Milano trema ancora: la giustizia ha le ore contate diventa così una sorta di trivia per scovare gli omaggi, che comprendono nomi, situazioni, tipi di inquadrature: i nomi, a cominciare da Piazza (Ugo Piazza di Milano calibro 9) e proseguendo con i vari Vincenzo Marazzi (Roma a mano armata), Malacarne (Il poliziotto è marcio) e Tanzi (Maurizio Merli); il bambino imprigionato nel casolare proviene da Italia a mano armata, così come la scena dal barbiere e la ballerina ripresa in orizzontale citano Milano calibro 9. Ma più interessanti ancora sono i personaggi e le situazioni riproposte: il commissario dai metodi poco ortodossi (che richiama un po’ anche visivamente Maurizio Merli, coi baffi e l’impermeabile), l’aiutante fedele ma imbranato, il superiore che minaccia di trasferirlo in Sardegna, personaggi che parlano con marcato accento milanese, il milieu della malavita fatto di volti patibolari e boss nell’ombra, bische clandestine e night-club. Consapevole dei limiti del budget, Rotundo dà poco spazio alle scene d’azione, ma quelle poche che ci sono risultano efficaci, nei limiti del possibile: ricordiamo la rapina al ralenti coi banditi incappucciati, alcune scazzottate dell’ispettore Piazza, uccisioni a sangue freddo e soprattutto un breve inseguimento in auto lungo le strade cittadine. Anche l’utilizzo delle inquadrature riprende fedelmente il poliziesco italiano anni Settanta, con le tipiche strade viste dal vetro anteriore dell’auto o con la telecamera posizionata sopra le ruote. Il problema di fondo, come si diceva, viene dalle recitazioni – il che è il punto debole della maggior parte dell’indi italiano: escludendo Marcello Arnone, protagonista di vari film e serie televisive, il cast è composto per lo più da attori alle prime armi, che certamente si impegnano ma non sempre è sufficiente per dare una vera credibilità dei personaggi. Per quanto riguarda le attrici, da segnalare le bellissime Giulia Betti – che si mostra col prosperoso seno nudo a letto con Piazza – e Clara Campi nel ruolo della femme fatale Petronilla che darà vita a un geniale colpo di scena.