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Mignon

2012
Titolo Originale:
Mignon
REGIA:
Massimiliano Alì Mohammad
CAST:
Michele Poletti
Nello Poletti
Franco Talamini

Il nostro giudizio

Mignon è un film del 2012, diretto da Massimiliano Alì Mohammad.

«La chiesa fu ancora trasformata alla fine del 1700. Tra la fine di quel secolo e l’inizio del successivo, avvengono le soppressioni napoleoniche, per cui la chiesa viene chiusa e sconsacrata», spiega lo storico Francesco Scafidi, avendo di quinta una parete tappezzata di locandine: Lo voglio duro, Sesso anale, Eros Dynasty, Eros penetration… La profanità del sacro o, forse e meglio, la sacralizzazione del profano passa a Ferrara attraverso le vicende di un edificio religioso che nel corso dei secoli ha visto celebrare tra le sue mura di mattoni rossi riti opposti ma in un certo senso anche affini: l’offerta della carne di un Dio alla mensa comune e l’offerta di altra carne in un eguale, ieratico, sacrificio per i fedeli. Il documentario di Massimiliano Alì Mohammad, Mignon, ci introduce alla storia del cinema ferrarese omonimo, germogliato nel ventre di una antica cattedrale della città e consacrato (absit iniuria) alla proiezione di film a luci rossa, con tutto ciò che la mitografia legata a luoghi del genere porta con sé.

Il valore non lo dà il tema ma l’approccio a esso, che il regista mantiene sul doppio binario della storia, diciamo, istituzionale e oggettiva del locale, ripercorsa nelle parole di gestori, proiezionisti e dal vecchio cassiere del cinema, e di quella invece interiore anzi intima, che sta acquattata tra le ombre della platea dove i frequentatori, gli habituées, di entrambi i sessi allacciano relazioni sotto le immagini che piovono loro addosso dallo schermo. «Non: “Che film fanno?”, ma: “C’è gente?”…». Una domanda che chiarifica una filosofia e spiega un mondo. Alì manovra benissimo nell’ambito del vero cinema verité, soprattutto allorché ruba i giochi danzanti delle mani e degli inguini che si muovono con sussulti clonici in sala, restituendoci quel che è – perché è così e non potrebbe essere altrimenti – l’essenza di un cinema porno; con il qui e adesso del Mignon di Ferrara che riesce tuttavia a diventare un ritratto universale e l’idea platonica stessa della sala a luci rosse. Circondato da quell’alone di fascino e allo stesso tempo di ribrezzo che rappresentano le due facce opposte e gemelle dei tempi laici del sesso, visto e fatto.