Featured Image

Midnighters

2017
Titolo Originale:
Midnighters
REGIA:
Julius Ramsay
CAST:
Dylan McTee (Jeff)
Alex Essoe (Lindsey)
Perla Haney-Jardine (Hannah)

Il nostro giudizio

Midnighters è un film del 2017, diretto da Julius Ramsay.

So cos’hai fatto l’estate scorsa! Correva il glorioso anno 1997 e già quel furbacchione di Jim Gillespie metteva opportunamente in guardia dall’assumersi le proprie responsabilità in caso d’incidente stradale colposo, facendo fede alla celeberrima massima nietzschiana secondo cui “ciò che non ti uccide ti fortifica”. Sono passati ormai undici anni, ma Midnighters sembra voler ritornare prepotentemente sui passi dei più celebri thriller che l’anno preceduto, facendo leva su di un’interessante sceneggiatura firmata da Alston Ramsay e diretta dal fratello Julius Ramsay – attualmente molto più immanicato con la serialità televisiva di genere, avendo diretto e montato alcuni episodi di The Walking Dead, Scream e Outcast –, la quale, tuttavia, dopo un incipit ad effetto e qualche suggestione davvero ben congeniata, finisce per implodere su sé stessa a forza di colpi di scena insistiti e omaggianti strizzate d’occhio a un certo sostrato gore vagamente tarantiniano, capace persino di evocare la celeberrima estetica della tortura presente ne Le Iene.

Presentato in anteprima mondiale al Los Angeles Film Festival 2017, Midnighters prende il via la notte di capodanno, proprio quando Jeff (Dylan McTee) e Lindsey (la Alex Essoe di Starry Eyes) investono accidentalmente un uomo, comparso improvvisamente nel mezzo del buio e nebbioso tragitto di rientro verso casa. Attendendo che l’effetto dell’alcol ingerito nel corso di una serata di bagordi svanisca, in modo da non complicare ulteriormente la già difficile situazione, i due giovani decidono di portare con sé il cadavere del malcapitato, ma l’improvvisa visita della sorella di Lindsey, Hannah (Perla Haney-Jardine), darà inizio a una delirante serie d’inattese conseguenze, soprattutto quando appare più che evidente che il corpo del reato risulta tutt’altro che dipartito. Non basta certamente una buona idea per dar vita a buon film, questo è più che evidente. Tuttavia, se, come nel caso di Midnighters, la forma acquisita già in partenza un suo perché, allora anche le carenze di contenuto possono sperare di essere (almeno in parte) tamponate. Ed è proprio l’atmosfera, creata dalla puntuale regia di Ramsay e dall’ottima fotografia di Alexander Alexandrov, a fare da padrona all’interno di questa narrazione che, d’altro canto, non concede guizzi drammaturgici eccessivamente eclatanti, in particolare a causa di un’inutile bulimia di twist e sottotrame che, alla lunga, creano più confusione che altro, complicando eccessivamente un plot che avrebbe potuto far forza proprio su di un’unica semplice graffiante soluzione.

Non sapendo bene quale direzione imboccare, se quella di un home invasion o di un thriller classico, Midnighters acquista una strana conformazione ibrida, all’interno della quale la vera componente obiettivamente interessante risulta essere la doppia inversione di ruoli fra vittime e carnefici, almeno fintanto che anche tale meccanismo non finisce per cadere in una sterile reiterazione che ne inficia totalmente la potenza di base. Non resta dunque che lasciarsi andare alla crescente tensione – generata da alcune gustosissime sequenze truculentemente spinte – imbastita mediante un discreto dosaggio di ingredienti fra loro eterogenei, un minestrone riscaldato nel quale l’unica componente realmente fuori posto risulta essere il pedante accompagnamento techno anni ’80 ad opera di Chris Westlake, unica vera nota stonata (si perdoni il gioco di parole) all’interno di una partitura tutto sommato godibile, seppur non certo frizzante come avrebbe potuto (e dovuto) essere.