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Midnight Diner: Tokyo Stories

2009
Titolo Originale:
Shin'ya shokudou: Tokyo Stories
CAST:
Kobayashi Kaoru
Sudo Risa
Kobayashi Asako

Il nostro giudizio

Midnight Diner: Tokyo Stories è una serie del 2009, tratta dal manga di Yarō Abe

Midnight Diner: Tokyo stories (in giapponese Shinya Shokudō 深夜食堂) è una serie tv che appare per la prima volta nel 2009 sulla televisione giapponese, ma che adesso è ormai arrivata alla terza stagione e ha avuto un grande successo in tutta l’Asia. Nel 2016, per la gioia di tutti, Netflix ha annunciato di volerne produrre la quarta stagione e l’ha resa disponibile in molti Paesi, tra cui l’Italia. Ogni episodio si apre con una canzone giapponese in sottofondo, mentre siamo immersi nelle strade di Shinjuku, nel centro di Tokyo. Dopodiché la voce del Master, il proprietario del locale dove si svolgono la maggior parte degli eventi, ci spiega in breve qual è il suo lavoro. Il ristorante, che si trova nella zona del Golden Gai, ha orari di apertura piuttosto particolari, ovvero da mezzanotte fino alle 7 del mattino. Lo stesso Master ci dice che sul menù non ha che 4 piatti, ma che preparerà qualsiasi cosa i suoi clienti gli chiederanno, finché avrà gli ingredienti per farlo. E che i clienti sono più di quanti noi possiamo pensare. Sempre nella sigla d’inizio, ci viene detto che questo è principalmente un posto in cui le persone si fermano perché non se la sentono di andare subito a casa dopo gli impegni della giornata. Arrivati qui, ordinano il loro comfort food di fiducia e passano in rassegna i problemi della loro vita.

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Tutto ciò, oltre a insegnarci che i giapponesi hanno ritmi di vita pazzeschi e mangiano porzioni di cibo minuscole, potrebbe anche ricordarci il classico barista che ascolta le storie dei propri clienti, quando hanno bevuto un po’ e hanno bisogno di parlare. Il bisogno centrale che li porta verso il Master e il suo comfort food è questo: parlare con qualcuno che si prenda cura di loro, mangiando qualcosa che si collega alle loro storie e alle loro difficoltà. Ogni episodio rappresenta una storia a sé, cui è legato il piatto richiesto e il cui finale può essere più o meno amaro. Si va dalla prostituta che perde il suo amante e che lega con il bimbo di un giocatore d’azzardo mangiando tofu all’uovo semplicemente piazzato insieme a del riso dal Master, all’uomo ormai anziano che condivide le sue cotolette di prosciutto con il fratello che non vedeva da quando erano entrambi bambini. I destini si incrociano, a volte fin troppo casualmente, in questo piccolo ristorante sotto gli occhi del Master che consiglia senza mai intervenire e raramente condivide qualcosa su di sé.

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Solo alla fine vediamo quella che probabilmente è sua moglie che lo invita ad andare al tempio dopo le celebrazione di Capodanno, ma lui rifiuta. Per la prima volta, il suo volto inespressivo viene scosso da quella che pare tristezza, che fa pensare a un evento infelice della sua vita legato, appunto, a quel tempio, ma nulla viene spiegato. Anche lui, che sembra aiutare e consigliare tutti mantenendo un’aria saggia e sicura, ha le sue cicatrici interiori (oltre a una gigante, sull’occhio, che ci fa pensare che nel suo passato non ci siano sempre stati solo noodles e pentole). Abbiamo bisogno di un ristorante aperto da mezzanotte alle 7 che ci faccia quello che vogliamo da mangiare? Si, perché abbiamo bisogno che qualcuno ci ascolti quando non riusciamo a dormire e che, come una madre, ci cucini quello che vogliamo. La verità è che quando un pensiero ci preoccupa, lo possiamo ignorare di giorno ma tornerà subito mentre cerchiamo di dormire, quando la frenesia finisce e dobbiamo affrontarlo. Ma non da soli e a stomaco vuoto.