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Martyrs Lane

2021
REGIA:
Ruth Platt
CAST:
Denise Gough (Sarah)
Steven Cree (Thomas)
Anastasia Hille (Lillian)

Il nostro giudizio

Martyrs Lane è un film del 2021 scritto e diretto da Ruth Platt.

Brucia lentamente il terzo film di Ruth Platt come una candela dalla luce fioca che pian piano si assottiglia. Martyrs Lane si prende il suo tempo, è una prova di pazienza per il pubblico che forse dalle poche righe di trama in giro per il web si aspetta una storia di fantasmi facilmente fruibile e spaventosa, ma questo è uno di quei casi in cui è la risoluzione finale e la scoperta a dare il giusto valore al film. Leah è una bimba di dieci anni che vive con il padre, la madre e la sorella maggiore in una canonica. Sebbene il luogo sia impregnato di religiosità e fede, la notte porta con sé un’atmosfera inquietante in cui sono le ombre a prevalere e la piccola Leah ne risente più di tutti. Nell’oscurità una presenza comincia a farle visita, una bambina il cui aspetto è angelico seppur trasandato, con la quale instaurerà un particolare legame d’amicizia. Scopriremo che le sue apparizioni sono tutt’altro che casuali. Martyrs Lane è un horror con un sostrato psicologico importante che in un secondo momento si rivelerà fondamentale seppur impercettibile all’inizio, perché la regista Ruth Platt depista bene il pubblico verso uno svolgimento banale e già visto.

Spesso i fantasmi nel cinema horror hanno un ruolo macabro, terrorizzano e infestano le case dei malcapitati di turno perché incarnazioni di un passato traumatico e irrisolto. Cercano un qualche tipo di vendetta, per farla breve. In questo caso la bambina non appare nella casa per motivi infausti, quanto per ricostruire la sua identità e ritrovare il suo nome così da avere finalmente pace. La scelta di chiedere aiuto a Leah, se si guarda il background del suo personaggio, non è casuale. La bambina fa sì parte di una famiglia, tuttavia il rapporto tra i componenti soffre di un’incomunicabilità palese che si manifesta soprattutto nel rapporto tra Leah e la madre Sarah. La donna è distante da sua figlia, distratta da un pensiero che prima del finale del film è pressoché inimmaginabile (qualora doveste arrivarci prima i miei complimenti.) Leah, d’altro canto, cerca l’approvazione materna ogni volta che può, aiutata da quello che pensa essere il suo angelo custode. In parallelo compie un viaggio esplorativo intorno e dentro casa trovando via via oggetti che altro non sono che frammenti di un segreto taciuto per anni nella sua famiglia. Le bambine hanno qualcosa in comune, sono entrambe alla ricerca di un perché, più vicino di quel che pensiamo in realtà. Martyrs Lane è un film malinconico dall’atmosfera cupa ma sensibile.

Alla mente riporta La Madre di Andy Muschietti prodotto da Guillermo Del Toro, ma a differenza di quest’ultimo pecca nell’esprimere profondamente l’emotività del tema che sta alla base. Costruisce minuziosamente il mistero intorno alle strane conversazioni tra Leah e la bambina-angelo, incuriosisce il viaggio alla scoperta di oggetti apparentemente insignificanti che avranno motivo d’esistere solo nel flashback finale, ma questi elementi non sono adeguatamente sostenuti da un trasporto emotivo necessario e sufficiente per far sì che avvenga un qualche tipo di immedesimazione. Il cast sopperisce un po’ a questo tipo di mancanza narrativa, ma non può certo fare miracoli. Keira Thompson (Leah) e Sienna Sayer (bambina-angelo) sono, però, perfette. Innocenti per via della loro giovane età, pure ma allo stesso tempo inquiete. Il loro è un viso plasmabile che si adatta al cambio di toni e ritmo che la storia subisce. Martyrs Lane di Ruth Platt è ambizioso, fosse stato ancora più curato in ogni aspetto avrebbe centrato tutti gli obiettivi. Rimane comunque un buon esperimento che, se avrete pazienza, potrebbe sorprendervi.