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Mare fuori

2022
REGIA:
Milena Cocozza, Ivan Silvestrin
CAST:
Carolina Crescentini (Paola Vinci)
Carmine Recano (Massimo Esposito)
Valentina Romani (Naditza)

Il nostro giudizio

Mare fuori 2 è una serie tv del 2022, creata da Cristiana Farina e Maurizio Careddu.

“Aret e sbarr, sott o ciel c sta o mar for”. Così recita la colonna sonora firmata dal compositore Stefano Lentini per la serie tv Rai Mare fuori, ormai diventata virale su Netflix, dove ha trovato posto nella top ten dei prodotti più visti degli ultimi mesi, dopo essere invece stata poco seguita sulla tv generalista. Perché non abbia riscosso da subito il successo meritato forse ha a che fare con il pregiudizio, talvolta anche fondato, che la televisione pubblica non sia davvero in grado di offrire produzioni meritevoli. E qui invece, con la serie scritta da Cristiana Farina e Maurizio Careddu e diretta da Carmine Elia, il pubblico si è visto costretto a ricredersi e a lasciarsi coinvolgere dalle vicende del carcere minorile di Napoli. Il punto di forza, che permette alla serie di affermarsi come un ottimo prodotto televisivo, risiede sicuramente nella scelta del punto di vista: l’intera storia infatti è affidata allo sguardo dei giovani detenuti che restituiscono al pubblico la loro personale esperienza all’interno del penitenziario minorile. Il carcere come luogo di riprese è stato infatti mostrato innumerevoli volte sullo schermo, ma non ci si era mai spinti al punto di consegnare la responsabilità della testimonianza nelle mani esclusive di minorenni detenuti. L’intervento degli adulti c’è, ma è a servizio dei minori.Questa scelta risulta essere in linea con l’assenza della dialettica dei buoni e cattivi: ciascun carattere ha le sue luci e le sue ombre ed entrambe emergono all’interno dello sviluppo narrativo. Senza mai essere una giustificazione quanto più una chiave di lettura delle vite adolescenziali che abitano il penitenziario, ogni personaggio viene raccontato sia per il crimine commesso, sia per il contesto da cui proviene.

La presenza del personale dell’istituto penitenziario minorile assume dunque una valenza educativa e non si perde occasione di sottolineare come nelle mani delle istituzioni vi sia la possibilità di restituire ai giovani detenuti l’occasione di ridisegnare un futuro diverso. Una critica neanche troppo velata in questa serie è rivolta alla società contemporanea, tanto superficiale nei confronti delle giovani generazioni da non preoccuparsi di metterle in condizioni di pericolo. Non va dimenticata inoltre l’ambientazione: o mar for di cui si parla è il mare di Napoli e la maggior parte dei detenuti ha vissuto nei quartieri della città più compromessi dai codici della camorra. Ciro (Giacomo Giorgio) ad esempio sta scontando la propria pena per aver ucciso a sangue freddo, su commissione del padre, un suo caro amico rivelatosi traditore. Carmine (Massimiliano Caiazzo) invece, che per una vita ha provato a scucirsi di dosso il cognome della propria famiglia, noto clan dei Quartieri Spagnoli, si trova a dover pagare per dinamiche che ha sempre rifiutato, ma che lo hanno inevitabilmente coinvolto. Naditza (Valentina Romani) in carcere ci vuole stare, lo preferisce ai matrimoni a cui la sua famiglia di origini zingare la obbligherebbe. Lontani dal giustificare la colpa, gli autori hanno invece eseguito un buon lavoro di scrittura evidenziando una parte di responsabilità affidata al mondo degli adulti, che persi nelle loro guerre di supremazia o assuefatti dall’egoismo e dall’indifferenza hanno agevolato la delinquenza e hanno spinto i propri figli all’emulazione o alla ribellione, entrambe situazioni che conducono a conseguenze tutt’altro che facili.

La seconda stagione, che ha visto un cambio di regia affidata a Milena Cocozza e Ivan Silvestrini, subisce a tratti una patina finzionale tipica della fiction e la storia subisce a volte un rallentamento, ma la forza del prodotto risiede nella verità con cui vengono trattate le vite dei singoli personaggi e soprattutto l’attenzione che viene riservata ai legami che si creano all’interno del penitenziario. Diventa necessario riflettere sui rapporti umani e affidarsi all’altro per non sprofondare nella solitudine. Il pubblico si lascia dunque coinvolgere dalle amicizie, i litigi, gli amori e i legami che puntata dopo puntata si creano e si dissolvono, ma che risultano essere quanto di più vero esista in un contesto così complesso. In attesa della terza stagione, non resta che abbandonarsi alle riflessioni che i primi ventiquattro episodi hanno sollevato e sperare che il mercato televisivo italiano continui ad investire in prodotti altrettanto validi.