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Maigret

2022
REGIA:
Patrice Leconte
CAST:
Gérard Depardieu (Jules Maigret)
Jade Labeste (Betty)
Mélanie Bernier (Jeanine Arménieu)

Il nostro giudizio

Maigret è un film del 2022, diretto da Patrice Leconte.

Nel multiverso di Maigret interviene Gérard Depardieu. Tra le numerose incarnazioni del commissario, da Jean Gabin a Gino Cervi, passando perfino per Rowan Atkinson, il personaggio si poteva considerare saturo: Patrice Leconte dimostra che non è così. Adattando il romanzo di Simenon, Maigret e la giovane morta (1954), inscena un breve giallo parigino iscritto nel passato ma di sconcertante modernità. La trama è presto detta, e poco rilevante: una giovane e bella ragazza viene trovata in un parco trafitta da varie coltellate. Indossa un vestito di lusso che stona pesantemente con la biancheria da grandi magazzini. Non ha nome, indirizzo, nessuno pare conoscerla. È un caso per Maigret, naturalmente: il commissario come d’uso rifiuta le tecniche d’indagine tradizionali, preferisce entrare nell’ambiente, mimetizzarsi tra le persone, chiacchierare al bar per ottenere lo straccio di un indizio. Ma questo Maigret è diverso. Prima di tutto impossibile non considerare la mole di Gerard Depardieu, elefantiaca, che interpreta il protagonista e allo stesso modo se lo vede cucito addosso: molto appesantito, con problemi di salute, non può mangiare troppo né fumare la pipa che si limita ad annusare, per il resto beve di continuo proprio come l’attore che è un gaudente alcolizzato (“Questo è un caso da vino bianco”).

Il suo passo non è lieve, ovvio, e Depardieu lo calca ulteriormente quando Maigret si muove: lento, stanco, come attestano i campi medi in compagnia delle attrici giovani, eppure indomito, più che mai etico, ossessionato dal caso con la necessità di risolverlo a tutti i costi. D’altronde basti confrontare questo Maigret con quello de Il commissario Maigret (Maigret tend un piège) girato da Jean Delannoy nel 1958, ossia con Jean Gabin, in quel film peraltro modernissimo che vede il poliziotto sulle tracce di un serial killer. Ebbene, Gabin malgrado il suo peso è agile e scattante, veloce, nei momenti chiave sfodera guizzi felini; Depardieu resta fisso, fermo, di una immobilità quasi minerale che viene spezzata con una battuta, un’intuizione, insomma solo con la mente. Il Maigret-Depardieu, parliamoci chiaro, è un corpo che si avvicina alla morte. A un certo punto c’è una citazione nascosta ma importante, perché la vittima viene definita “la fille de nulle part”, la ragazza venuta dal nulla: titolo di un film del 2013 di Jean-Claude Brisseau, che alla fisicità di Depardieu somigliava molto, film che racconta appunto un lungo incontro con la trista mietitrice.

Da parte sua, Leconte se la gioca con una regia meticolosamente centrata sul dettaglio: un ciuffo arricciato (magnifico tic della vittima), un cappello o un vestito, condensato di minuzie per ricostruire l’atmosfera vellutata degli anni Cinquanta attraverso le sue technicalities, per dirla all’inglese, ovvero le cose piccole e piccolissime che danno senso al contesto. Qui sono pipe, gioielli, bottoni. Al regista invece non interessa la trama, intesa come mera successione di eventi: dall’inizio vediamo cosa è successo, non c’è dubbio sul colpevole, il punto sta tutto nel come arrivarci. E, dopo esserci arrivati, come uscire di scena: è infatti un Maigret fantasma quello che inscena Leconte. Un Maigret che chiude gli occhi e “sogna” la sua storia, proiettata su uno schermo cinematografico, che viene assediato da spettri e doppi, come la figlia svanita alla stessa età dell’uccisa. Un Maigret che frequenta l’archetipo della donna che visse due volte facendola rivivere, attraverso lo stratagemma della morta che torna, tipico “maigrettismo” che Simenon usava per chiudere gli intrecci. Un Maigret infine vicino alla scomparsa: all’ultimo sparisce davvero, si dissolve, scioglie la sua mole nelle strade di Parigi. Come il Brendan Fraser di The Whale, esce dalla sua grassezza. Ecco perché è un Maigret profondamente contemporaneo: perché sa che il cinema è il luogo dei fantasmi.