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Madres

2021
REGIA:
Ryan Zaragoza
CAST:
Ariana Guerra (Diana)
Tenoch Huerta (Beto)
Elpidia Carrillo (Anita)

Il nostro giudizio

Madres è un film del 2021 diretto da Ryan Zaragoza.

Diciamolo senza paura: la Blumhouse è l’albero dai frutti dorati nel panorama del cinema horror contemporaneo e Jason Blum, suo fondatore, è il contadino impaziente (procedendo ancora per metafore) di raccogliere ciò che ha seminato. Madres, però, risulta un frutto aspro, colto troppo in fretta per la gola di assaggiarlo e l’impressione è che, se lasciato maturare ancora un po’, avrebbe sicuramente soddisfatto il palato. Madres è un film Amazon Original appartenente alla serie antologica Welcome to the Blumhouse, giunta quest’anno alla seconda serie. I protagonisti sono Diana (Ariana Guerra) e Beto (Tenoch Huerta), una coppia in attesa del loro primo figlio trasferitasi dalla caotica Los Angeles a Golden Valley, una piccola comunità agricola dove Beto gestirà una fattoria. Lui è di origine messicana, lei di discendenza indigena. La loro nuova casa è la tipica abitazione di campagna circondata da alberi, isolata e lontana dalla città. Emozionati di iniziare una nuova vita, vedranno i loro buoni propositi disattesi quando Diana comincerà ad avvertire una strana presenza in casa che pare essere interessata a lei, ma soprattutto al nascituro. Spaventata, la donna (in possesso di una verve investigativa derivata dai suoi studi da giornalista), comincerà ad indagare sui precedenti proprietari della casa e sull’intera comunità, scoprendone i segreti più oscuri e cruenti.

Inspired by true events è la scritta in sovrimpressione che appare all’inizio sullo schermo, un classico dei film dell’orrore che gioca sulla suggestionabilità della mente umana. Madres è così classificato, come un horror, benché alla fine ci si accorge che del genere ha ben poco e quel poco lascia l’amaro in bocca. L’opera di Zaragoza è dai nobili intenti e parte da premesse davvero interessanti, tuttavia il depistaggio che crea nello spettatore non è voluto per disorientarlo prima e sorprenderlo poi, ma avviene perché non riesce ad incanalare il suo potenziale, disperdendolo in banali elementi horror (leggasi jumpscares) di cui potevamo fare a meno. Finita la visione di Madres e scoprendo quanto fosse importante la denuncia sociale che si proponeva di fare, dispiace ancora di più che il film manchi di ritmo, tensione e soprattutto intensità, quasi trattasse il tema delle minoranze etniche e del razzismo da loro subìto con leggerezza o peggio, con svogliatezza. Risulta difficile, quasi impossibile, instaurare un legame di empatia e mettersi nei panni delle donne ispaniche che, negli anni ‘70, sono state vittime di atrocità disumane e quel quasi, bisogna ammetterlo, è riferito ad Ariana Guerra.

L’attrice, tra le più note e amate del Messico, è paragonabile ad un faro nella notte che traina lo spettatore, già annoiato e stanco, fino alla fine del film. Restituisce a Diana una dimensione umana da non sottovalutare, intensa e credibile in ogni sua espressione e azione. Commovente, infine, nel finale, dove un pochino di tensione è possibile avvertirla grazie al cielo, perché altrimenti sarebbe stata un’ora e mezza di cui chiedere conto e ragione a Jason Blum in persona. Madres è probabile che volesse ritagliarsi uno spazio tra le fila di quell’horror sociale che tanto di moda è ritornato negli ultimi anni. L’idea c’era, interessante e curiosa seppur tragica era la storia che voleva far conoscere al grande pubblico, ma si sente scricchiolare sin dall’inizio. Non è l’utilizzo di stereotipi del genere o mostrare quanto Rosemary’s Baby di Polanski sia stato d’ispirazione che rende Madres un horror degno d’essere chiamato tale. E’ stata un’occasione sprecata, lo si percepisce, un film riassumibile in una frase così eloquente che non serve aggiungere altro: intelligente ma non si applica.