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Macbeth

2021
Titolo Originale:
The Tragedy of Macbeth
REGIA:
Joel Coen
CAST:
Denzel Washington (Lord Macbeth)
Frances McDormand (Lady Macbeth)
Corey Hawkins (Macduff)

Il nostro giudizio

Macbeth è un film del 2021 scritto e diretto da Joel Coen.

Quando nel marzo del 2019 l’ormai notissimo marchio di fabbrica newyorkese A24, vera e propria garanzia di un certo cinema autoriale molto spesso legato all’horror e al bizzarro di qualità, annuncia di aver concluso le trattative con Apple TV+ per cominciare a lavorare ad un nuovo adattamento del Macbeth, notissima e ormai più e più volte adattata – tanto a teatro, quanto nel formato televisivo e cinematografico – opera shakespeariana a firma Coen, fan e appassionati del cinema del celebre duo registico gioiscono poiché incuriositi dalla singolare scelta. Chi conosce realmente il cinema dei Fratelli Coen però ha da sempre ravvisato all’interno di ciascun film una fortissima componente teatrale, tanto rispetto al dialogo, quanto alla messa in scena, per via di una passione che i due fratelli non hanno mai nascosto in alcun modo, esplicitandola anzi fino al momento della loro divisione e coincidente con il film in questione, Macbeth. Ethan e Joel dunque si dividono momentaneamente per seguire due differenti strade, il primo quella della scrittura drammaturgica dedicata al teatro e il secondo quella del cinema che però sembra farsi una volta per tutte vero e proprio teatro filmato, seppur circondato da uno stile registico sontuoso, citazionista e autoriale ora più che mai. Dopo Orson Welles, Akira Kurosawa, Roman Polanski e Béla Tarr, Joel Coen affronta l’opera dapprima di Shakespeare – e poi di Welles – probabilmente più orrorifica, angosciante e cupa, ponendosi a metà strada tra impostazione teatrale ed esaltazione cinematografica forte di una vena citazionista che si muove tra il periodo espressionista degli anni dieci e venti del XX secolo e quello del cinema americano degli anni ’40, che subisce una vera e propria rivoluzione con l’uscita di Quarto potere, il grande capolavoro di Orson Welles.

Macbeth – citando Welles – esalta la potenza simbolica delle ombre, così come la profondità di campo e il primo piano dei volti che si ritrovano a non lasciar alcuno spazio all’interno dell’inquadratura, per poi sparire divenendo soltanto minuscoli punti neri se collocati in uno spazio e contesto scenico di ampie dimensioni e scenografie. Se è vero dunque che Welles rivoluziona con quel film nevralgico e centrale, il cinema americano del tempo, è anche vero che Joel Coen sembra limitarsi ad un’opera cinematografica di pura esibizione scolastica. Niente più di un meraviglioso ma tutto sommato uno sfiancante esercizio di stile che si concentra sulle geometrie e le architetture complesse, evocative e simboliche dalle artificiali scenografie teatrali, tralasciando il piano narrativo e dunque la scrittura che si appoggia quasi totalmente su di una traduzione fedelissima e letterale dell’opera di Shakespeare, priva perciò di guizzi, inventiva e legami con il cinema che da sempre ha contraddistinto i fratelli Coen. Il formato di 1:37:1 se non altro permette di godere in profondità di quell’estetica cupa e così fortemente debitoria del lavoro di Gregg Toland, Orson Welles e Ingmar Bergman che Joel Coen e Bruno hanno cercato in tutto e per tutto di legare all’opera Shakespeariana rendendola colma d’una presenza mortifera onnipresente e realmente minacciosa poiché esaltata dalle ombre e dall’aspetto orrorifico appartenente alle allucinazioni delle quali è vittima il Macbeth interpretato questa volta da un solidissimo e distruttivo Denzel Washington, spalleggiato da un cast di grandi interpreti che Coen esalta uno dopo l’altro, a partire da Frances McDormand, Brendan Gleeson e Harry Melling.

Concludendo, Macbeth è un cinema certamente interessante, soprattutto rispetto al piano visivo questa volta di grande e inaspettata spettacolarità poiché capace di presentare scenari che per quanto teatrali e artificiosi possano essere, riescono perfino a rimandare al modello post apocalittico, desolato e mortifero di due universi letterari e cinematografici indimenticabili e di peso, quello di La strada di Cormac McCarthy e quello del franchise Mad Max di George Miller. Ciò che manca però è l’elemento che ha caratterizzato e reso unico il cinema dei Coen, ossia quella scrittura così riconoscibile, violenta, ironica, tagliente e memorabile, che appartiene da sempre al duo, fin dai tempi di Blood Simple del 1984 e che per il momento lascia un vuoto fin troppo complesso da colmare.