Lovelace è un film del 2013 diretto da Robert Epstein e Jeffrey Friedman.

L’argomento era di quelli esplosivi: la biografia di Linda Gola Profonda Lovelace, icona suo malgrado della liberazione sessuale e protagonista dello sdoganamento dei film a luci rosse dal ghetto della clandestinità. Pure il cast faceva gridare al miracolo, con la cerbiatta Amanda Seyfried nei panni di Linda e l’ottimo Peter Sarsgaard nei panni del suo pigmalione/aguzzino Chuck Traynor, con il contorno di una semi-irriconoscibile Sharon Stone nella parte della madre e comprimari di rango come James Franco, Hank Azaria e Juno Temple.

Insomma, c’erano tutti i presupposti per un nuovo Boogie Nights. E invece? Il nulla assoluto; o meglio, ci siamo trovati di fronte a un filmetto miserello e para-televisivo che racconta una triste ma ordinaria storia di abuso domestico. I due registi Epstein e Friedman (già responsabili del dimenticabile Howl – Urlo) ce la mettono tutta per nascondere ciò che andava mostrato e confezionano solo un mesto ritratto di una ragazza repressa e ingenua, sfruttata da un marito affascinante e violento. Tutto qui! E sulla ricostruzione del sottobosco dell’hardcore pesa come un macigno un moralismo di stampo quasi parrocchiale. E di sicuro c’è più sensibilità Seventies in un solo fotogramma di Argo che nei 92 interminabili minuti di questo bidone di film.