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Loro 2

2018
Titolo Originale:
Loro 2
REGIA:
Paolo Sorrentino
CAST:
Toni Servillo (Silvio Berlusconi)
Riccardo Scamarcio (Sergio Morra)
Elena Sofia Ricci (Veronica Lario)

Il nostro giudizio

Loro 2 è un film del 2018, diretto da Paolo Sorrentino.

Silvio Berlusconi (Toni Servillo in splendida forma attoriale) è un uomo triste. E solo. Paolo Sorrentino lo dipinge così nel suo Loro 2, seconda puntata del più variopinto Loro 1. Fedele come sempre a memorie felliniane, il regista ci regala un coinvolgente finale: una gru solleva dall’interno di una chiesa distrutta dal terremoto de L’Aquila la statua di un Cristo dolorante sulla croce e la deposita con delicatezza sul terreno sotto gli occhi stanchi dei cittadini rimasti senza casa, dei vigili del fuoco, dei volontari, tutti come unificati, affratellati da un lungo piano sequenza che si snoda sui titoli di coda. Andiamo a ritroso: villone del Cavaliere, in Sardegna, teatro delle ennesime feste organizzate da Gianpaolo Tarantini (un ottimo Riccardo Scamarcio al suo top), il faccendiere pugliese già protagonista di insistenti tentativi di arrivare a Lui attraverso la fornitura di ragazzine obnubilate dal mito del successo. Ce ne sono veramente tante, di queste strafighe “finte”. Ed è un bel vedere per i convitati, ma anche per lo spettatore maschio (e chissà, anche femmina) del film. Si riconosce, fra le tante, anche Alessia Fabiani che nella vita reale venne iscritta nel registro delle notizie di reato insieme con Aída Yéspica e Ana Laura Ribas, dal pubblico ministero Frank Di Maio, nel 2007, per favoreggiamento e false dichiarazioni nell’inchiesta di Vallettopoli (le loro posizioni vennero poi stralciate e archiviate). (Anche) nel film le ragazze sono sempre mezze nude, sfilano su sandali tacco 12 per la verità un po’ dozzinali. Non credo farebbero lo stesso effetto viste al mattino appena alzate, mentre si lavano i denti. Il Berlusca le guarda, con aria apparentemente assente, lo sguardo perso nel vuoto.

E quando tenta un approccio più intimo con quella (Stella, Alice Pagani) che fra tutte pare essere la meno decerebrata, lei non cede, perché Silvio ha «l’alito di un vecchio, né profumato né maleodorante». Ma Stella è una. Le altre, a decine, gli si offrono senza indugi. Spesso lui sembra non volerle. Una di loro, specializzata in canzonette fischiate alla Micheline Dax, che gli porta Lele Mora (che qui si chiama Fabrizio Sala interpretato troppo macchiettisticamente da Roberto De Francesco), Silvio la caccia e caccia pure Lele che gli chiede pietosamente quattrini. La moglie Veronica lo snobba, si interessa alle teorie antroposofiche stineriane e ai templi cambogiani e gli chiede il divorzio dopo la nota vicenda di Noemi Letizia, la minorenne che lo chiama Papi: «Sei un uomo senza qualità», forse pensando all’Ulrich di Musil. Il marito le obietta, giustamente: «Allora perché sei rimasta con me tutti questi anni?».  Un film, questo di Sorrentino, dove il circo berlusconiano (o meglio dei leccaculo berlusconiani) riempie la scena con trovate grandiose: da una specie di Gabibbo-rana, di colore verde, che gira fra gli ospiti e viene insultato da una delle zoccolette («Ma ti togli dal cazzo?») e che appare poco dopo, stanco e non più mascherato, appoggiato a un muro (scena fra le più agghiaccianti); alle canzoni napoletane folkloristicamente interpretate da Mariano Apicella (Giovanni Esposito, somigliantissimo all’originale) in procinto di partire per L’isola dei famosi; ma anche imposte dallo stesso Berlusconi per deliziare gli ospiti obbligati a tributargli il trionfo; ai suggerimenti strategici del vecchio amico Ennio (presumibilmente Doris, impersonato ancora da Servillo in un faccia a faccia con se stesso): «fai vedere ai nostri correntisti fregati che sei buono, ripiana il debito della banca, così potrai riconquistarli»; al povero Mike Bongiorno (Ugo Pagliai), spiaggiato dopo il licenziamento e che, finalmente invitato a cena, viene ridicolizzato e umiliato («Cos’hai fatto nella vita Mike? Solo quiz…»; alla bella compagna di Tarantini (Tamara e tamarra, EuridiceAxen) che – pur di arrivare a Silvio – si immola in un rapporto-lampo («Ma che hai tredici anni?») con il ministro forzaitaliota Santino Recchia (Sandro Bondi?) che, in quei pochi secondi di coito, la mette incinta; all’Ape Regina tedesco-estarola Sabina Began (Kasia Smutniak) che, amante storica dell’allora premier, per amore di Silvio accetta ogni compromesso.

La vera Began, artatamente senza trucco e un po’ invecchiata, accusata di favoreggiamento della prostituzione, piangerà davanti giudici: «Io quell’uomo l’ho amato. Davvero!». Il film si apre con Tamara-Euridice ripresa completamente nuda, di tre quarti, che, a bordo piscina e a gambe aperte, si depila la passera con un rasoio a pochi passi dal figlio che la spruzza con una pistola ad acqua («Ma hai finito di rompere il cazzo?»). Una scena particolarmente volgare, anche se sessualmente intrigante, che ben introduce il noumeno – come lo chiamava Platone – dell’intero film e dell’intera vicenda. Già, perché Loro altro non è che uno stralcio iper-realistico dell’ultimo quarto di secolo della storia d’Italia, tratteggiato dal regista napoletano con la consueta cifra stilistica felliniano-grottesca. Magistralmente. Come magistralmente Berlusconi ha saputo incantare buona parte del Paese. Vendendo sogni impossibili. «Un torero», come lo ha definito Sorrentino parafrasando Hemingway. Un torero che, ancora oggi, ottantaduenne, si agita nell’arena.