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L’inevitabile

2021
Titolo Originale:
Lo inevitable
REGIA:
Fercks Castellani
CAST:
Daryna Butryk (Laura)
Fercks Castellani (Monje)
Luciano Cáceres (Marcos)

Il nostro giudizio

L’inevitabile è un film del 2021, diretto da Fercks Castellani.

Se è vero che, come si è soliti affermare, il cinema è, in un certo senso, lo specchio dei propri tempi, allora non dovrebbe stupire più di tanto constatare come, oggigiorno, l’Apocalisse stia ampiamente dilagando fra i grandi e piccoli schermi. Venti di guerra, pestilenze, crisi economiche e mille altre bibliche magagne sono infatti diventante il pane quotidiano di vecchi e nuovi autori, desiderosi di raccontare una catastrofe annunciata che, almeno ai loro filmici occhi, appare come qualcosa di tristemente inevitabile. E non è affatto un caso che sia proprio L’inevitabile il malaugurante e sibillino titolo scelto dal talentuoso argentino Fercks Castellani per la sua interessantissima opera seconda, capace, in appena novanta ipnotici minuti – che sarebbero risultati ancor più ammalianti se trattenuti al di sotto del giro d’orologio-, di sollevare un unico fondamentale quesito. Quello stesso spinoso dilemma già affrontato da M. N. Shyamalan con gli eguali apocalittici echi del suo viscerale Bussano alla porta, nel quale, di fronte al surreale e contraddittorio annuncio della fine dei tempi, nell’eterna lotta tra fede e ragione la scelta riguardante chi sia realmente meritevole di fiducia – o, meglio, di fede – non può che apparire quantomai epocale. Sì perché, quando si ha a che fare con un possibile Armageddon, almeno per una volta le fonti toccherebbe forse verificarle come Dio comanda.

Meritatamente elogiato e premiato in ogni cinematografico cantone, dal Georgia Latino Film Festival ai Silver Condor Awards passando per il prestigioso Guayaquil International Film Festival, L’inevitabile concentra tutta la sua incredibile vicenda nel corso di un’unica allucinante e piovosa nottata di un Anno Domini non meglio identificato ma che, dai pochi indizi che ci è dato cogliere, potrebbe tranquillamente collocarsi a cavallo fra i tardi anni ’40 e primi ’60. È, infatti, a bordo di quella che pare una possente e malconcia Buick Special del ’55 che la giovane Laura (Daryna Butryk) si trova a viaggiare in compagnia della taciturna madre Juana (Juana Viale) e dell’altrettanto poco loquace zio Marcos (Luciano Cáceres), mentre dall’autoradio la veemente voce di un invasato Predicatore (Carlos Portaluppi) esorta a recarsi in alcuni rifugi, poiché un protocollo è stato attivato al fine di far fronte a un imminente e preannunciato Evento. Trovato riparo in una diroccata catapecchia in mezzo al bosco a seguito di uno sfortunato incidente stradale, la famigliola, sulle cui spalle sembra pesare un mistico e oscuro fardello, avrà cosi modo di affrontare quelle che parrebbero le ultime concitate ore prima del definitivo e Divino Castigo, tra inquietanti annunci di improbabili esseri anfibi fuoriusciti direttamente dalle acque per giudicare i peccatori e i molesti tentativi di intrusione domestica di un misterioso invasato (Javier Gordino) che pare tuttavia saperla lunga riguardo alla folle apocalittica baraonda che sta per consumarsi. O forse no?

Senza voler scadere in spiccioli giochetti di parole, è indubbio quanto un film come L’inevitabile si trovi inevitabilmente a giocare con la suggestiva e pericolosa ambiguità. L’ambiguità di una giovane e devota ragazza, cresciuta a pane e superstizione da uno zio con il quale evidentemente cova da tempo un sordido rapporto ben più scabroso di quanto non sia lecito aspettarsi. L’ambiguità di una madre apparentemente scettica ma forse realmente dotata di sovrannaturali poteri, ancora segnata da un passato di cieca obbedienza a una causa ora tenacemente rinnegata in nome della ritrovata ragione o, più semplicemente, della fisiologica paura. E, infine, l’ambiguità di assurdi e confusi memento mori diffusi via etere dei quali si può subodorare l’olezzo di truffa lontano un chilometro, inquietantemente simili al celebre scherzo radiofonico messo in piedi a suo tempo da quel gran burlone di Orson Welles che, ispirandosi all’immortale Guerra dei Mondi, riuscì a convincere metà della terrorizzata popolazione americana di trovarsi dinnanzi alla cronaca in diretta di una vera e propria invasione aliena. Ed è appunto attorno all’attualissimo e scottante tema delle fake news che questo intrigate seppur imperfetto kammerspiel venuto tutt’altro che causalmente dalla bigotta terra di Papa Francesco ruota con forza e convinzione, alla ricerca di una verità che, contrariamente a quanto si è soliti affermare, stavolta non si trova certo nel proverbiale e salvifico mezzo quanto piuttosto in un finale tanto curioso quanto stucchevolmente escatologico, apocalittico al punto giusto ma incapace di rimescolare a dovere le (sovra)umane carte in tavola.