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Light of My Life

2019
Titolo Originale:
Light of My Life
REGIA:
Casey Affleck
CAST:
Casey Affleck (padre)
Anna Pniowsky (Rag)
Elisabeth Moss (madre)

Il nostro giudizio

Light of My Life è un film del 2019, diretto da Casey Affleck.

L’uomo aveva la pistola a portata di mano, sopra il telo di plastica piegato in cima al carrello. Si teneva il bambino stretto al fianco. La città era completamente bruciata. […] Si strinse ancora di più al bambino. Ricordati che le cose che ti entrano in testa poi ci restano per sempre, gli disse. Forse dovresti rifletterci. Però certe cose uno se le dimentica, no? Sì. Ci dimentichiamo le cose che vorremmo ricordare e ricordiamo quelle che vorremmo dimenticare“. “La Strada”, di Cormac McCarthy, è un libro che certamente viene chiamato in causa quando si parla di film come Light of My Life. Ma non per emulazione o citazionismo, il lavoro di Casey Affleck in questa sua opera d’esordio (se si vuole escludere l’esperimento di mockumentary con I’m still here nel 2010) è lontano dal plagio e brilla di una personalità propria. Paga pegno in certe atmosfere, nell’ineluttabilità di un mondo che cade a pezzi, nello splendido e difficile rapporto di un padre con il figlio. Ma, sebbene debitore, il plot di base è funzionale al fatto che qui non c’è un bambino, bensì una bambina.

Di colpo si apre qualcosa che sfugge al sessismo, sfugge agli estremismi di maschi e femmine tanto cari a qualcuno, si apre il primo incontro che una bambina ha con il maschile e da qui la costruzione che condizionerà i rapporti con gli uomini futuri. E in Light of My Life questo assume connotati e stratificazioni considerevoli: un padre senza nome si ritrova a difendere la sua unica figlia, in un mondo dove un’epidemia ha cancellato quasi totalmente il genere femminile. Così la piccola Rag, camuffata da maschio per evitare indesiderate attenzioni, attraversa una terra desolata, accompagnata da un genitore conscio della propria fallibilità, ma disposto a tutto per la sua sopravvivenza. Non ci sono donne nel film di Affleck e la loro assenza è percepita e respirata lungo tutta la strada che i protagonisti compiono, nell’ambientazione in rovina, nei tanti non detti e nelle storie che diventano allegoria intensa e potente del loro e del nostro mondo. Negli anni del #MeToo potrebbe sembrare una mossa strategica, visto il presunto coinvolgimento di Affleck nella questione, ma si farebbe un torto a pensarla così.

Tra The Road e I figli degli uomini, Light of My Life è un survival-movie, l’opera onesta ed emotivamente forte di un autore che, sebbene a tratti con ritmi un po’ letargici, riesce a trasmettere la difficoltà genitoriale di una paternità solitaria, incrementata da quel mondo allo sfacelo. Il Padre di Affleck è un uomo conscio dei suoi limiti e conscio del fatto che non potrà proteggere sua figlia in eterno. Ed è qui, anche nella goffaggine con cui gestisce la delicatezza della pubertà, che esplode l’amore immenso di un padre, tra simbolismi che vanno oltre il mostrato. In questo senso il film si preoccupa poco di rispettare una narrazione canonica, sforzandosi maggiormente nella costruzione delle dinamiche affettive, con l’evidente volontà di personaggi realistici e in continua crescita. L’approccio di Affleck al Genere, e il suo intento, si potrebbe raccogliere nella scena di apertura e nel finale, in quell’improvvisata e quasi interminabile favola della buonanotte che nasconde con sensibilità ciò che successivamente verrà chiarito: lo sguardo di Rag, dell’altro sesso, è il nuovo punto di vista di un nuovo futuro.