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Life and Death of a Porno Gang

2009
Titolo Originale:
Zivot i smrt porno bande
REGIA:
Mladen Djordjevic
CAST:
Mihajlo Jovanovic
Ana Acimovic
Predrag Damnjanovic

Il nostro giudizio

Un film di Mladen Djordjevic, con Mihajlo Jovanovic, Ana Acimovic e Predrag Damnjanovic. Life and Death of a Porno Gang è un film horror del 2009, uscito sulla scia del sucesso di A Serbian Film.

In Serbia quando vogliono colpire allo stomaco lo spettatore fanno le cose sul serio. Nel frattempo che l’onda del disgusto provocata da A Serbian Movie segua il proprio corso e tenda a stagnarsi, Life And Death Of A Porno Gang aveva già detto la sua sul mondo dell’industria porno della Serbia. Questa volta, però, si parte da lontano, da quel 2001 che ha segnato la fine dell’atroce era di Milosevic e che è il punto di partenza dell’aspirante artista Marko di parlare di politica attraverso l’arte nei suoi meandri più estremi. In una Serbia martoriata dalla guerra civile e dai bombardamenti radioattivi il regista Mladen Djordjevic usa di nuovo il grimaldello dell’indagine all’interno dello squallore e del baratro del mondo del porno, vero punto di collasso tra arte e politica, come aveva già fatto in precedenza con il documentario Made In Serbia, di cui Life And Death, a suo dire, è il seguito ideale.

Lontano dall’essere un documentario, Life And Death ne sussume comunque molte peculiarità, come la macchina a mano e l’uso naturale delle luci, arrivando a un grado di realismo elevato (ma gli effetti delle mucche fosforescenti per le radiazioni sono evidenti e posticci). Realismo che tocca le corde più delicate dello spettatore, in quanto niente viene risparmiato di fronte alla presa diretta della telecamera. Si inizia con diverse scene pornografiche, non eccessivamente spinte ma di sicuro insolite, molti nudi di entrambi i sessi , diversi dettagli anatomici, catapultandoci in un film autoriale stile Von Trier. Dal ludico il passaggio al dramma è istantaneo e si affronta l’inferno degli snuff movies, visto come una deriva estrema ma naturale in un paese in cui quello che non manca è di sicuro l’odio nei confronti del vivere in un mondo permeato dai mali della guerra. L’uso che Djordjevic fa dello snuff, mutuando l’estetica dei vecchi mondo movies di matrice italiana senza però aderirne negli intenti meramente esploitativi, è smaccatamente politico, in particolare quando un soldato confessa la sua straziante storia, vissuta in mezzo ai dolori della guerra che lo hanno colpito nella mente e nel corpo, prima di essere preso a martellate a favore di telecamera.

Difficile dire in film come questi quanto il parossismo della violenza diventi gratuito e al servizio di un certo pubblico, alla ricerca del sensazionalismo e dello splatter fine a se stesso, oppure se esso sia una chiave di volta ineludibile per poter raccontare un popolo privato della propria innocenza e il cui male copre l’intera gamma delle emozioni umane, sia nell’aggressività della gente comune che caccia e stupra i componenti della gang fino a intaccare l’amore puro tra Marko e Una che diventa subito espressione del suo opposto, il thanatos. D’altronde è il medesimo interrogativo che si è posto di fronte a film controversi come il cinese Men behind the sun, se non fosse che la guerra della ex Jugoslavia sia ancora una ferita troppo purulenta nei ricordi e nei corpi degli slavi per poterla sfruttare a cuor leggero. Per chi invece cerca solo le emozioni forti, mondando il côté politico troverà di sicuro pane per i propri denti, tra mucche deformi per l’esposizione all’uranio impoverito, una toccante storia d’amore tra un transessuale e una capra, teste mozzate da motoseghe o schiacciate a martellate e scene di sesso alquanto bizzarre con corpi assolutamente non patinati che avrebbero fatto piacere a John Waters.