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L’esorcista del papa

2023
Titolo Originale:
The Pope's Exorcist
REGIA:
Julius Avery
CAST:
Russell Crowe (Gabriele Amorth)
Daniel Zovatto (Padre Esquibel) Alex Essoe

Il nostro giudizio

L’esorcista del papa è un film del 2023, diretto da Julius Avery.

La figura di Padre Gabriele Amorth è tra le più controverse in tema di esorcismi. Autore di migliaia di riti di liberazione dal demonio e uno dei fondatori dell’Associazione internazionale degli esorcisti, si è reso famoso per le dubbie dichiarazioni sui legami di molti personaggi dello spettacolo e di finzione con il demonio (da Maurizio Crozza a Harry Potter) ma la sua storia è così particolare e affascinante che William Friedkin, uno che su questo argomento è ben ferrato, lo ha messo al centro di un documentario. Le sue azioni sono state raccolte nelle opere autobiografiche Un esorcista racconta e Nuovi racconti di un esorcista e da uno dei casi trattati gli sceneggiatori Michael Petroni, già autore di un altro esorcistico, Il rito con Anthony Hopkins, e Evan Spiliotopoulos, che già aveva sfiorato la materia in Il sacro male, hanno tratto ispirazione per L’esorcista del papa, riportando nuovamente all’attenzione generale un sottogenere che negli ultimi anni aveva perso la ribalta. Supportato da un cast importante, dove spiccano i nomi di Russell Crowe, al suo primo ruolo in un horror puro, e la veterana Alex Essoe, e dalla regia di Julius Avery, che nel genere ha già dato il suo contributo in Overlord, il film riserva, nonostante le premesse balzane e il rischio di cadere nel ridicolo dietro l’angolo, un paio di sorprese.

Protagonista è proprio il capo degli esorcisti Gabriele Amorth (Crowe), dipinto come un servo di Dio dalla battuta facile, iconograficamente ben definito a cavallo della propria Vespa e insofferente alle spinte della Chiesa moderna di eliminare le pratiche esorcistiche, un uomo continuamente posizionato tra l’incudine dei demoni che cerca di combattere e il martello dei giovani cardinali che vogliono bloccarlo. A difenderlo almeno da questi ultimi c’è però il Papa in persona, interpretato da Franco Nero, che lo manda in missione in Spagna (anche qui, non si sa come, sulla Vespa). Nell’abbazia di San Sebastian, infatti, una donna (Essoe) con i figli si è trasferita dall’America per seguire i lavori di restauro. All’interno dell’abbazia però qualcosa si è risvegliato e si è impossessato del corpo del più giovane dei figli, che soffre da un anno di mutismo, dopo la morte del padre. Il ragazzo, o meglio il demone che lo possiede, chiede esplicitamente che ad affrontarlo venga padre Amorth in persona. Dopo un inizio inquietante, ambientato a Tropea e con un maiale coinvolto in un rito esorcistico, con riverberi da horror folk che avrebbero meritato maggiore attenzione, il film si stagna nei topoi più classici del genere, saltando dalle atmosfere gotiche e cupe dell’abbazia, dove è ambientato il nocciolo della storia, a quelle più cospirative e politiche all’interno degli ambienti del Vaticano.

Se purtroppo è inevitabile che l’esorcismo del giovane debba portarsi dietro il solito carrozzone di effetti speciali che tolgono, invece di aiutare, la tensione dalla vicenda, il film riesce a tenere l’interesse dello spettatore grazie alla buona caratterizzazione e all’interpretazione del personaggio di Russell Crowe che, al netto delle annotazioni più folkloristiche e dell’evidente difficoltà a recitare, in originale, in un italiano stentato, dà vita a un Amorth simpatico, capace di rompere la monotonia e la serietà sia degli ingessati ambienti della Chiesa sia dei momenti di maggior furore orrorifico, dal passato tormentato e con una presenza scenica importante. Poco valorizzata invece Alex Essoe in un ruolo di semplice supporto, mentre il bambino posseduto sembra a tratti un cosplayer del Gollum del Signore degli anelli. Molto più interessante come tentativo di rinvigorire il solito meccanismo narrativo, che da L’esorcista in poi sembra ripetersi senza voglia di innovare, è la svolta storica della vicenda, che affonda le proprie radici nell’inquisizione spagnola, con un viaggio letterale verso le porte dell’inferno che non può non ricordare, dato il contesto, L’aldilà di Fulci, del quale tuttavia Avery non riesce a riproporre neanche un briciolo di cattiveria, rendendo gli effetti di ogni azione demoniaca sostanzialmente innocui e spegnendo quasi immediatamente ogni possibile spunto di ricorrere alla perversione, che si intravede in una breve scena quando il bambino posseduto palpa godurioso il seno della madre. La caratterizzazione icastica dell’Amorth di Russell Crowe, quasi supereroistica, con la sua immancabile Vespa e gli occhialini alla moda, nonché il finale che apre a una cospirazione del Male su larga scala, spingono a pensare all’intenzione da parte degli autori di costruire un franchise sulle sue vicende.