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Lesbian Vampire Killers

2009
Titolo Originale:
Lesbian Vampires Killers
REGIA:
Phil Claydon
CAST:
James Corden
Mathew Horne
Paul McGann

Il nostro giudizio

A una settimana dall’uscita nei cinema inglesi, Lesbian Vampire Killers è il film che sta sollevando polemiche e discussioni e che forse è già un cult.

Se è vero che l’horror, attraverso le sue tematiche, racconta le più grandi paure ed ossessioni del genere umano, immaginare delle donne-vampiro che succhiano la linfa vitale agli uomini per poi, non paghe, rivelarsi lesbiche, vuol dire descrivere un’ossessione “mica da ridere” per l’uomo contemporaneo (inteso nella sua essenza di “maschio”). Certo, Lesbian Vampire Killers (2009), non vuole far paura, ma (de)ridere le psicosi dell’uomo moderno. E se già con Denti (2007) avevamo assistito a virilità intimidite da ingombranti femminilità dentate, anche in Lesbian Vampire Killers ci troviamo di fronte ad un archetipo maschile destituito della potenza del suo “sesso forte”. Troppo “cazzeggione” per avere lo spessore del salvatore dell’universo, l’eroe maschile beve birra e si stona di marijuana, affronta le vampire lesbiche, ma non può che terrorizzarsi di fronte ai licantropi gay.

“Bowls up, cocks in”, allora, è l’urlo di battaglia con cui il maschio si lancia in improbabili party in case maledette (prima), e nella salvezza del mondo (poi). La minaccia? Terribili (?) e pericolosissime (???) vampire lesbiche che tentano di riportare in vita la regina dei dannati. Lesbica, ovviamente, pure lei. Il film è spassoso, l’(auto)ironia è apprezzabile e ne viene fuori un prodotto che tenta di ripensare, senza impegno, il vampirismo. Certo, siamo più vicini ad American Pie (1999) che a Shawn of the dead (2004), ma è apprezzabile l’eccesso autoironico con cui il film si prende in giro: i preservativi diventano bombe ad acqua santa, la morte di una vampira è un accattivante concerto aerofago, mentre la furia della cock-sword descrive il potere del demone Daeldo (che suona un po’ come…)

Insomma, nel suo essere spudoratamente trash, il film scorre piacevolmente, sempre che si apprezzi il “cattivo gusto” di cui si nutre il gioco comico dell’opera. Per carità, Lesbian Vampire Killers non inventa nulla, ed il suo contributo alla storia del cinema è, inequivocabilmente, trascurabile. Ma se c’è da competere con gli infiniti “orrori” demenziali conosciuti ai più come cinepanettoni, il dubbio neppure si presenta: cock-swords, pomicìo lesbo-pulp ed ironia casereccia sbancano il paragone trash. E se ripensando ad Animal House siamo tormentati dalla voglia di fare qualcosa “di futile e stupido”, non rimane che procurarsi Lesbian vampire killers. Per vedere che succede.