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I famelici

2017
Titolo Originale:
Les affamés
REGIA:
Robin Aubert
CAST:
Marc-André Grondin (Bonin)
Monia Chokri (Tania)
Charlotte St-Martin (Zoé)

Il nostro giudizio

I famelici è un film del 2017 diretto da Robin Aubert

E’ ancora possibile dire qualcosa di nuovo e interessante oggi in un film che illustra l’evolversi di un’apocalisse zombi? In quest’ultimo Torino Film Festival, I famelici pare averlo fatto. Robin Aubert, autore canadese giovane ma già molto attivo, anche nel campo della recitazione, scrive e dirige il suo quinto film, uno zombi-movie a suo modo peculiare, in bilico tra art-house, la cattiveria alla Romero e la commedia surreale. Ambientato in Canada, nella provincia del Quebec, segue da vicino alcuni personaggi che, a differenza di quanto avviene in altre produzioni – dove la gente fugge disperatamente nelle campagne dalle città in cerca di scampo, come ad esempio The Walking Dead – i protagonisti di I famelici invece in un contesto rurale ci vivono già, è la loro casa dove vengono sorpresi all’improvviso dalle orde di zombi affamate di carni umane. I famelici non ci dice assolutamente nulla sulle origini del contagio, ma inizia subito col botto, facendoci piombare direttamente dentro l’azione, quando l’apocalisse zombi è appena agli inizi e la gente è stordita da ciò che sta accadendo e addirittura perfino restia a rivoltarsi contro i propri cari da cui è brutalmente attaccata.

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I famelici si focalizza principalmente su un gruppo di personaggi: Bonin (Marc-André Grondin), nerd improvvisatosi cacciatore di zombi, Tania (Monia Chokri), una stizzosa hipster che diventa la sua partner-in-crime, Celine (Brigitte Poupart), tostissima e molto abile con l’ascia, Real (Luc Proulx), un contadino traumatizzato perso nei boschi e la piccola orfana Zoe (Charlotte St-Martin), che si accoda agli adulti in cerca di salvezza. Dopo una serie di attacchi finiscono per arrivare nella fattoria della madre di Bonin, Pauline (Micheline Lanctôt), mentre nel frattempo si è formato un forte cameratismo fra loro. I dialoghi sono piuttosto ridotti e sappiamo poco sul loro passato, ma sono estremamente ben caratterizzati e l’empatia è immediata; la genialità di Aubert è stata quella di inserire nel film diversi momenti costellati da battute sferzanti e intrise da un ferocissimo humour nero che ti spezza le gambe nei momenti più inaspettati, travolgendoti come un fiume in piena (o come uno zombi in corsa, per essere più precisi). E la cosa, inaspettatamente, funziona alla perfezione senza mandare allo sfascio la narrazione. C’è, addirittura, un personaggio completamente sciroccato che fa la sua apparizione in diversi momenti chiave, allentando la tensione e la serietà degli avvenimenti in modo esilarante. Ma di certo i momenti di estrema violenza e ad alto tasso di gore, con arti mozzati, ferite zampillanti e morsi spettacolari, non mancano, anzi, tutt’altro.

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Ah, gli zombi sono di quelli che corrono ovviamente, e sono anche dannatamente veloci, senza lasciare tregua ai malcapitati, ma non solo: urlano in modo agghiacciante in una sorta di richiamo ancestrale verso il branco, instillando addirittura l’ipotesi che riescano a comunicare tra loro telepaticamente, guidati dalla fame di carne umana, ma anche da qualcosa di più sottile e inafferrabile, quasi mistico. A livello tecnico, inoltre, I famelici colpisce lo sguardo per la strabiliante raffinatezza della fotografia crepuscolare curata da Steeve Desrosiers, dando l’impressione che il tutto sia stato filmato con luce naturale; c’è soprattutto un impressionante attacco degli zombi che avviene in un campo appena prima dell’alba che toglie il fiato sia per i giochi di luce creati sia per la brutalità di ciò che avviene sullo schermo. In definitiva, Aubert è riuscito nella scommessa di piazzare uno zombi movie con sangue e budella sventrate elevandolo a un livello artistico più alto, che non è poco. Viene voglia di recuperare anche i suoi lavori precedenti.