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Le streghe

2020
Titolo Originale:
The Witches
REGIA:
Robert Zemeckis
CAST:
Anne Hathaway (Grande Strega Suprema)
Octavia Spencer (nonna)
Stanley Tucci (Mr. Stringer)

Il nostro giudizio

Le streghe (The Witches) è un film del 2020, diretto da Robert Zemeckis.

Remake omonimo del film di Nicolas Roeg, uscito nel 1990 (e distribuito in Italia con il titolo Chi ha paura delle streghe?Le streghe è la trasposizione di uno dei romanzi per l’infanzia più sinistri mai scritti da Roald Dahl del 1983. Non si sa bene per quale ragione Zemeckis abbia deciso di fare una nuova versione in cui il bambino britannico e la nonna di origini scandinave, il cui rapporto complice e profondo rappresenta la parte più dolce e autobiografica del libro di Dahl, diventano di colore. Non vogliamo polemizzare sul fatto che siano neri ma che tradiscano un aspetto piuttosto toccante della storia originale, oltre lo spirito british dell’universo creativo dell’autore del libro. Nicolas Roeg lo rispettò alla fine degli anni 80, pur offrendo la parte della strega regina all’americana Anjelica Huston, ma in questo caso non possiamo esimerci dal percepire una untuosa e insistita ritinteggiatura black nel cinema di genere, automaticamente associata a una progressiva sensibilizzazione sociale verso temi razziali mai affrontati consapevolmente dall’horror, neanche al tempo in cui Romero diede la parte del protagonista, in La notte dei morti viventi, all’attore Duane Jones. In ogni caso il film insiste molto sulla parte reale dell’orrore: il piccolo Hero Boy (Jazhir Bruno) ha perso i genitori in un incidente e cade in una verosimile depressione. La nonna (sempre ottima Octavia Spencer) lo aiuta a venirne fuori con una cucina golosa e i dischi della Motown. Purtroppo per il piccolo, lei si ammala e un esercito di streghe invade la sua esistenza.

Roald Dahl è tra gli autori più amati dai bambini perché non bara mai con i suoi piccoli lettori. Le streghe di cui racconta non sono buffe o impacciate ma orride e serissime. Il giovane protagonista le deve affrontare dopo che ha già saggiato la più atroce delle sciagure paventate da un bimbo: la scomparsa di mamma e papà. È ovvio che al confronto, l’esercito delle tenebre sia un ragionevole problema e di sicuro risolvibile, se lo si affronta senza dubitare del proprio cuore e della realtà dei fatti. Zemeckis accoglie fedelmente l’approccio schietto dell’autore inglese e chiarisce da subito che bisogna temere le streghe ma soprattutto non si deve dubitare mai che esistano perché loro sono verissime e odiano i ragazzini. Certo, una Grandma originaria dell’Alabama e nota guaritrice è collegabile con il voodoo e trasforma una storia che appoggia le sue radici folkloristiche nel gelido nord europeo in qualcosa di più americano, così da favorire eventuali exploit al box-office ma in certi momenti sembra davvero di allontanarsi un po’ troppo dallo spirito dark e sgarbato dell’originale, rinunciando anche alla componente paurosa, per un ammorbidimento a colpi di CGI che finisce per spuntare Le streghe da qualsiasi sublime asperità orrorifica, tenendo le famiglie alla larga dai recessi più oscuri del bosco fiabesco.

Zemeckis come regista sembra essere un po’ sparito dalla scena negli ultimi anni. Dopo La leggenda di Beowulf (2007) e il parziale insuccesso di A Christmas Carol (2009), i suoi film più recenti hanno rappresentato quasi dei passaggi a vuoto. Le streghe è diretto con mano sapiente, senza grandi ambizioni e con un approccio disneyano, da botta sicura. L’impressione è che si tratti di un film piuttosto ordinario e pensionistico, un po’ alla Burton ultima maniera.  Anne Hataway nel ruolo della Grand high witch ci si mette d’impegno, si agita, ammicca, urla, graffia e seduce, ma non sprizza proprio di autentica malignità come invece riusciva a fare la Huston incurvando appena le labbra in un sorriso d’inferno. Il bambino grasso Bruno e la colonna sonora in stile “Bat Christmas” del fido di Zemeckis Alan Silvestri, sono i soli elementi davvero affini al mondo creativo di Dahl. Le contrapposizioni razziali sono inevitabili da notare e immaginiamo siano stupidamente volute. Didascaliche, infantili e irritanti, le distribuzioni dei colori ci costringono a veder invertita l’associazione tonale nero-tenebre e bianco-luce divina. Che irritante pedanteria rieducativa.