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Le streghe di Salem

2012
Titolo Originale:
The Lords of Salem
REGIA:
Rob Zombie
CAST:
Sheri Moon Zombie (Heidi Hawthorne)
Bruce Davison (Francis Matthias)
Jeff Daniel Phillips (Herman Whitey Salvador)

Il nostro giudizio

Le streghe di Salem è un film del 2012, diretto da Rob Zombie.

Heidi Laroque è una giovane dj che lavora presso un emittente radio di Salem, Massachussets, insieme agli amici Whitey e Herman. Una sera, Heidi riceve un misterioso pacco al cui interno vi è un disco anonimo, recante come unica indicazione il nome del gruppo che pare averlo inciso, “I Signori di Salem”. L’ascolto di questa bizzarra musica ipnotizza Heidi e la costringe a sperimentare visioni oniriche macabre e a sfondo satanico. Il disorientamento causato dall’ascolto di quel motivetto minaccioso e l’abuso di sostanze stupefacenti accrescono la paranoia della povera ragazza, la cui percezione della realtà è sempre meno nitida, oscillante tra il sovrannaturale e ciò che dovrebbe risultare reale. L’incontro e l’assidua frequentazione delle tre coinquiline anziane degenerano ulteriormente la situazione fino a giungere a un epilogo combaciante con quanto predetto secoli prima da una maledizione. Conclusasi l’esperienza mainstream con la Metro Goldwin Mayer, e terminata la duplice rilettura di  Halloween, Rob Zombie decise di indirizzarsi verso un nuovo percorso, più personale e di nicchia, ove egli sarebbe stato in grado di esprimersi senza censure e senza vincoli alla sua eccentricità.  L’incontro con Jason Blum (Blumhouse), uno dei più influenti e astuti produttori del momento, fu decisivo: la totale libertà promessagli gli consentì di riesumare una vecchia bozza e trasformarla nella sua creatura.  Sciolto da ogni pressione mediatica, Zombie poté avvalersi di un cast, tra attori e collaboratori, interamente selezionato da sé stesso e di un apparato scenografico curato minuziosamente secondo i suoi canoni stilistici .

La sceneggiatura è sicuramente l’elemento più caratterizzante della pellicola, poiché i pochi dialoghi lasciano lo spazio a suggestioni oniriche e intermezzi surreali permeati da quell’estetica malsana riconducibile allo standard al quale il regista ha abituato il suo pubblico sin dalle sue prime creazioni. Less is more pare essere lo slogan (e la chiave vincente) dell’intera pellicola: niente sfarzo, solo pochi elementi in grado di catturare repentinamente l’attenzione dello spettatore e coinvolgerlo in questa delirante discesa agli Inferi. Difatti, ecco un susseguirsi, cadenzato, di scenografie d’effetto nelle quali l’ecletticità di Zombie emerge considerevolmente in merito alla sua viscerale passione per la cinematografia di genere. Sono notevoli e encomiabili i richiami a pellicole quali Rosemary’s Baby di Polanski e L’aldilà di Lucio Fulci, dalle quali il regista trae l’aspetto allucinatorio e onirico esaltato nei tormenti e nei deliri di Sheri Moon Zombie, la cui recitazione, sempre più consapevole e a tratti volutamente ingenua, è una confermata sicurezza. L’impianto visivo sembra, invece, echeggiare ad un’altra predilezione: quella del cinema espressionista tedesco, del quale viene riproposta quella distorsione e deformazione della realtà, esasperate da uno stile ruvido ma attento a suscitare emozioni forti. Ne sono esempi i cromatismi cupi e freddi delle tappezzerie, i toni spenti dell’arredamento e le abbaglianti luci neon che compongono i tasselli di un vero e proprio itinerario ulissiano.  Le streghe di Salem, come già ribadito, non si pone l’obiettivo di narrare una storia a sfondo diabolico, bensì del descrivere, attraverso una focalizzazione interna su Heidi, le sensazioni e le angosce che la costituiscono.

Lo spirito ribelle di Rob Zombie affiora nell’operazione concettuale di accostare a ogni dialogo quell’elemento disturbante in grado di occultare le reali intenzioni dei personaggi, svelandole piano piano. Una mossa per intenditori, si direbbe, ma in realtà è solo figlia di un budget limitato, il quale, però, viene sfruttato nel migliore dei modi. Speculare a questa filosofia (condivisa unitamente alla Blumhouse), è l’attitudine di lavorare con il suo gruppo di fedeli collaboratori: il cast, nonostante non presenti nomi importanti, si diletta egregiamente sul set, seppur in maniera più defilata rispetto alla moglie del regista: l’unico vero personaggio sotto i riflettori. La colonna sonora, fiore all’occhiello della pellicola, e curata dal virtuoso chitarrista John 5, segue meticolosamente la progressione del film e integra ripetutamente la pellicola con quel motivetto catchy, efficacemente sinistro e sgradevole. Le streghe di Salem è un’opera non catalogabile secondo i moderni canoni del cinema dell’orrore, si tratta di quel tipo di film che non si riesce a comprendere, a meno che non si possa vantare un background di conoscenze sulla storia di questo filone, dalla sua nascita sino al suo apice artistico raggiunto nella prima metà degli anni ’80, periodo tanto caro a Rob Zombie. Si tratta di un magnum opus nella carriera dell’artista americano: il suo viscerale amore per il cinema di genere è qui elogiato in tutte le sue sfaccettature, senza ricorrere al plagio, bensì tramite uno stile personale, sicuramente derivativo, ma mai autocitazionista. Una pellicola, dalla non facile visione, che è probabilmente destinata a rimanere ignota a molti ma che merita di essere apprezzata e che entrerà, se non già avvenuto, negli annali del cinema di culto.