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Le strade del male

2020
Titolo Originale:
The Devil All the Time
REGIA:
Antonio Campos
CAST:
Tom Holland (Arvin Russell)
Robert Pattinson (Rev. Preston Teagardin)
Bill Skarsgard (Willard Russell)

Il nostro giudizio

Le strade del male è un film del 2020, diretto da Antonio Campos

Il lato oscuro dell’America, per chi non ha visto tanti altri film che trattano l’argomento. Non che ci sia niente di male nella reiterazione di un concetto, anche perché pure l’occhio vuole sempre la sua parte e, soprattutto, repetita iubant. Con Le strade del male Netflix offre dunque sul piatto questa storia che attraversa due generazioni di personaggi, dal Secondo Dopoguerra al Vietnam, tratta dall’omonimo romanzo di Donald Ray Pollock. Periferie, piccoli villaggi collegati dalle lunghissime strade del Paese ma anche isolati, quasi lontani dalla civiltà. Luoghi e personaggi che ricordano e richiamano, nell’aspetto e nel carattere, le più disparate ed autorevoli penne della letteratura statunitense. Da Cormac McCarthy a Stephen King: due esempi non buttati lì, visto che non si può non percepirne l’influenza. È l’Ohio, ma potrebbe benissimo essere il Maine o il Texas. Tra Knockemstiff e Coal River, poli identici come due colonne di un tempio greco, va in scena questa antologia aperta di storie tra fanatismo e violenza. Soldati di ritorno dalla guerra, folli predicatori, fedeli pii e sottomessi, poliziotti corrotti, serial killer e giovani senza futuro. Uomini con la pistola e uomini con la croce, entrambi dannatamente pericolosi.

Questa è la fauna all’interno del recinto, interpretata da un cast quasi da kolossal, vista la notorietà di diversi interpreti: il viso pulito ma teso di Tom Holland, la folle ieraticità di Robert Pattinson, le espressioni ambigue del “kinghiano” Bill Skarsgard. E anche i personaggi femminili oscillano tra l’innocenza e lo squilibrio, dalle pure Mia Wasikowska e Eliza Scanlen alla più disinibita Riley Keough. Storie e persone, quindi, che avranno modo di incrociarsi, condizionarsi e scontrarsi fino all’annientamento, in una sequela di ideali mini-puntate dove non bisognerà aspettare altro se non veder scorrere del sangue. Indubbiamente la base di partenza è avvincente, così come l’evoluzione dei vari caratteri già citati. Il compito riservato ad Antonio Campos, tornato al cinema dopo l’esperienza televisiva nella serie The Sinner, era dunque di mettere il cosiddetto accento grafico ad un racconto di tale potenza contenutistica. La crudeltà, invece, tende a scarseggiare in diversi punti, specie laddove si esplica smodatamente la bestialità umana, vanificando e abbassando spesso e volentieri la tensione. Quel male tanto evocato ed atteso viene certamente mostrato, solo però attraverso una lente più pulita di quello che si poteva aspettare.

Permane il concetto, il succo del racconto, ma anche la visione d’insieme sui fatti che vediamo accadere sullo schermo. Questo contribuisce a sollevare Le strade del male nelle sue quotazioni ed a salvarlo: al suo interno respiriamo a fondo i sentimenti di pessimismo e fatalismo verso le sorti (o anche la fine) di un Paese cieco, sordo e muto. Un luogo dove è impossibile l’autodeterminazione dell’individuo, condannato a seguire le orme di chi è venuto prima di lui e costretto ad inginocchiarsi all’ignoranza e alla superstizione lasciate da viscidi, fondamentalisti rimasugli umani di tempi troppo antichi. Se nasci a cavallo di quelle strade, sei destinato alla violenza, a ricevere in regalo solo l’arma con cui potrai spargere anche tu del sangue: tuo padre ti insegnerà che ciò serve a farti rispettare. Se poi ci fosse una giustizia, essa dipenderà più dal caso che dalla volontà di qualche benevola entità celeste. Perché, tra Coal River e Knockemstiff, vivi e muori solo: questo è l’unico vangelo.