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Le notti del terrore

1981
Titolo Originale:
Le notti del terrore
REGIA:
Andrea Bianchi
CAST:
Karine Well (Janet)
Gian Luigi Chirizzi (Mark)
Simone Mattioli (James)

Il nostro giudizio

Le notti del terrore è un film del 1981, diretto da Andrea Bianchi

Decifrando un’iscrizione etrusca scoperta in una catacomba, un archeologo richiama in vita uno stuolo di morti viventi mummificati. A farne le spese è un gruppuscolo di aristocratici oziosi riuniti per un party in una villa patrizia adiacente alla necropoli… Le notti del terrore, che ha avuto successiva circolazione soprattutto con il titolo, molto più esploitativo, Zombi horror, è un film istantaneo, girato all’impronta e che trova la sua ragion d’essere nel cuore della stagione zombofila del cinema italiano, dopo Zombi Holocaust e Virus. Fin dallo strillo (“Lanceremo sullo schermo 18 fotogrammi al secondo di paura assoluta”) si può capire il tenore dell’opera e dell’operazione, messa in piedi investendo il poco disponibile nel trucco degli zombi e negli effetti speciali – che, a dirla tutta, non sono affatto pellegrini: i cadaveri con le loro mummificate marcescenze, perfettamente funzionali alla repulsione che dovevano suscitare; gli sfx dominati dallo splatter più sfrenato per quei tempi, anche in rapporto alle produzioni maggiori.

Gli attori, ovviamente, rimanevano quelli che si portano via nei supermercati a un euro la dozzina; e se Fulci e Girolami, pur trattandosi di Ian McCulloch avevano il “nometto” nel cast, Andrea Bianchi e Gabriele Crisanti – il produttore e la vera mente del tutto – se la dovevano giocare tra Gianluigi Chirizzi, Mariangela Giordano e l’incredibile Peter Bark alias Pietro Barzocchini, un tizio brevilineo che viene spacciato per il ragazzino figlio della Giordano e che in una scena ormai sillogizzata ovunque in Rete, si attacca alla tetta della madre per succhiarla e poi, senza soluzione di continuità, strapparla a morsi. Ma non si esaurisce certo in Peter Bark il novero delle meraviglie del film, in uno dei cui momenti migliori assistiamo all’azione di uno zombi lanciatore di chiodi – e qui ci si deve levare tanto di cappello di fronte al genio dello sceneggiatore Piero Regnoli o di chi abbia, comunque, concepito questa idea – che insieme agli altri del suo marcio branco sottopongono poi la vittima immobilizzata a una decapitazione tramite falce.

Cinema bis, quindi, ora più che mai, come cinema al quadrato, dal momento che tutto ciò che appare squallido, polveroso e speloncale, nel film – che sembra ambientato nei medesimi luoghi (e forse lo sono) di quell’altra meraviglia prodotta da Crisanti, Patrick vive ancora – alla luce del risultato finale acquista il pregio di una specie di luminescenza arcana, di uno shining che rende memorabile la cavalcata di questi “morti senza occhi” all’italiana, inframezzata alle cosce e al culo di Antonella Antinori che – siccome in un’opera del genere tutto deve essere coerente e parificato nella forza fashion – indossa incredibili stivali bianchi lucidi. E a proposito di sensibilità coloristica, Bianchi si permetteva persino dei tocchi di ricercato surrealismo nella sequenza in cui la Giordano per respingere un ritornante lo inonda con una secchiata di vernice verde, prima di dargli fuoco.