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L’ascensore

1983
Titolo Originale:
De Lift
REGIA:
Dick Maas
CAST:
Huub Stapel (Felix Adelaar)
Willeke van Ammelrooy (Miki De Boer)
Josine van Dalsum (Saskia)

Il nostro giudizio

L’ascensore è un film del 1983 diretto da Dick Maas.

Olanda. In un modernissimo ascensore di un altrettanto super moderno edificio si verificano una serie di inspiegabili e mortali incidenti. Quattro persone restano chiuse nell’ascensore mentre fanno baldoria e vengono ricoverate per asfissia. Un operaio viene decapitato dalle porte dell’impianto e un cieco cade nel vuoto dopo che queste si aprono. Feliz Adalaar (Huub Stapel), tecnico della Deta Liften, aiutato dalla cocciuta giornalista Mieke de Beer (Willeke van Ammelrooy), scopre che l’ascensore ha vita propria e la colpa è della Rising Sun, la società responsabile del sistema computerizzato della macchina. Negli anni ’80, la tecnologia usata per spargere paura e morte iniziava ad affollare le sale e la filmografia orrorifica: ci avevano già pensato Tobe Hooper e Steven Spielberg a rendere inquietante un semplice televisore con Poltergeist (1982), David Cronenberg era andato oltre, antesignano della virtual reality, e aveva esplorato piaceri e dolori della carne in Videodrome (1983), a Dick Maas va indubbiamente il merito di aver pensato di rendere inquietante uno dei mezzi quotidiani più utilizzati di sempre, l’ascensore.

L’ascensore (De Lift) è uno di quei film dove, soprattutto se hai superato i quaranta, ti ritrovi a fare i conti prima con la sua locandina, bellissima, con una bambina bionda che tiene in mano una bambola e una mano di un cadavere che spunta tra le porte dell’ascensore, e poi con il film. I ricordi della VHS e soprattutto delle loro copertine tutte colorate, esposte in bella mostra l’una accanto all’altra, contribuisce all’effetto nostalgia, ma non è solo questo. Dick Maas deve aver preso spunto dall’ascensore che vomita sangue in Shining (1980) per questo suo De Lift. Ma sarebbe una stronzata anche solo fare paragoni, perché De Lift è uno di quei film realizzati velocemente e con pochi spiccioli, in un tempo in cui l’horror riempiva le sale e ci si spaventava con poco. Ma a Maas va dato il merito di anticipare diversi temi a noi carissimi oggi, a partire dall’Intelligenza Artificiale e dei pericoli derivati dall’uso improprio della tecnologia. L’ascensore offre diversi spunti in questo senso, oltre a tutto un campionario di essere umani che sono loro stessi delle macchine semi-pensanti, macchiette tipiche del tempo e dei b-movie come questo. Le donne vengono palpeggiate e trattate da schifo, in un modo che oggi sarebbe considerato politicamente scorretto e sessista; i maschi pensano per lo più a scopare e a rimuginare su macchine e ascensori, tanto che non ci dormono la notte. Insomma, il film diverte e inquieta, oltre a gettare diversi interrogativi sul progresso tecnologico e il suo impiego spesso mortale.

L’IA è ancora lontana, ma il suo spettro aleggia qua e là nella pellicola del regista olandese, la tecnologia è un alleato dell’uomo e può diventare un mezzo distruttivo di massa. Oggi è tutto molto chiaro, ma qui si parla del 1983 e di un semplice ascensore che si diverte a uccidere. Maas si affida a degli effettacci ben realizzati, una fotografia livida dove si stagliano cieli plumbei olandesi, asettiche luci al neon e tessuti urbani cronenberghiani. Qua e là si perde in lungaggini inutili e si sbadiglia parecchio, ma poco importa. Le sequenze con l’ascensore killer sono memorabili e l’atmosfera cupa c’è tutta. Nel 2001 lo stesso Dick Maas sbarca negli USA e firma il remake del suo film d’esordio. In Down – Discesa nfernale, la giornalista Jennifer Evans (Naomi Watts) e il tecnico Mark Newman (James Marshall di Twin Peaks) indagano sugli inspiegabili incidenti legati a degli ascensori impazziti all’interno del mastodontico Millennium Building. Il film non è memorabile, ma offre dei riferimenti alla minaccia terroristica che da lì a poco sarebbe esplosa con il fatidico 11 settembre. Casualità? Premonizione? Chissà…