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Las niñas bien – Sguardi Altrove Film Festival

2018
Titolo Originale:
Las niñas bien
REGIA:
Alejandra Márquez Abella
CAST:
Ilse Salas (Sofía)
Flavio Medina (Fernando)
Cassandra Ciangherotti (Alejandra)

Il nostro giudizio

Las niñas bien è un film del 2018, diretto da Alejandra Márquez Abella.

Sofía è una niña bien, una ragazza dell’ancien régime messicano, prima della svalutazione selvaggia del Peso e dei disastrosi anni ‘90 centroamericani: ha scarpe firmate Gucci, borse Chanel, orecchini Cartier, una mustang nuova fiammante color champagne e uno stuolo di domestiche che si prendono cura della sua magione. Alejandra Márquez Abella in Las niñas bien, sua opera seconda in concorso allo Sguardi Altrove Film Festival, la ritrae così: affastellando primissimi piani sui dettagli – le unghie smaltate di fresco, i capelli cotonati, i suoi tanti oggetti feticcio – o scomponendola nelle mille rifrazioni degli specchi che rivestono le pareti di negozi e ville sfarzose, come accade sui titoli di testa. Quello che raramente vediamo è la sua figura per intero, dalla testa ai piedi, in un’unica inquadratura. È un trucco vecchio come il mondo, a dirci che Sofía è una persona a metà, scissa nel profondo, perché costretta a vivere per apparire, e a vedersi attraverso gli occhi degli altri.

Una condizione che tanto cinema (e teoria del cinema) femminista hanno sviscerato e problematizzato, e che lo sguardo di Márquez Abella ripropone, ora con stilemi risaputi, ora con qualche piccola invenzione visiva (il montaggio frammentato e ricorrente di alcuni dettagli) e narrativa (le poche fugacissime occhiate in macchina, appello disperato allo spettatore come unico interlocutore empatico, o forse tentativo vano di guardarsi dritte negli occhi, una volta per tutte, per quello che si è veramente). Il resto sono pettegolezzi da tennis club, scaramucce e pochezze, almeno fino a quando le banche non cominciano a rifiutare i pagamenti, gli assegni a tornare indietro scoperti, i contanti a mancare. Il baratro economico arriva annunciato ma devastante, e a importare davvero sono ancora una volta le apparenze: basta che gli altri non se ne accorgano, ancora per qualche giorno. Márquez Abella è sensibile nel rendere conto del mutamento sociale, e nel sondare gli umori di una borghesia putrescente. Confeziona un mélo contratto, esile a tratti, ma informato del senso spiccato uno zeitgeist perduto.