Featured Image

L’altro volto della speranza

2017
Titolo Originale:
Toivon tuolla puolen
REGIA:
Aki Kaurismaki
CAST:
Sherwan Haji (Khaled Ali)
Sakari Kuosmanen (Waldemar Wikstrom)
Ilkka Koivula (Calamnius)

Il nostro giudizio

Con il secondo capitolo della trilogia dedicata agli immigrati clandestini, inaugurata da Miracolo a Le Havre (2011), l’attualità tragica del mondo contemporaneo sposa la poetica fiabesca del cineasta finlandese Aki Kaurismaki che racconta una storia senza tempo, capace di catturare una visione e un sentimento del mondo in inquadrature essenziali, accostate come frammenti, a comporre un ritratto sociale. Orso d’argento per la regia al 67° Festival di Berlino, opera realizzata con il desiderio struggente di un mondo migliore, («Non voglio cambiare il pensiero del pubblico, voglio cambiare il mondo!»), L’altro volto della speranza racchiude le tematiche più dibattute dei nostri tempi in una favola lirica dal sapore dolce amaro, lontana dal realismo di denuncia e dai toni lacrimevoli, il cui universo bizzarro venato di umorismo è l’antidoto al disagio di vivere in una società dominata dalla paura. Entrambi i film della trilogia sugli immigrati raccontano la storia di due sofferenze, di due solitudini, l’una all’altra estranee, che scoprono il valore e la forza della complicità grazie alla solidarietà e alla reciproca comprensione. In Miracolo a Le Havre il lustrascarpe Marcel Marx, mentre la moglie è in ospedale gravemente malata, diventa amico del giovane clandestino africano Idrissa e lo aiuta a nascondersi dalla polizia e a raggiungere la madre a Londra.

dentro 1

Similmente, in L’altro volto della speranza il rappresentante di camicie Wikström, che ha lasciato moglie e lavoro per cambiare vita, s’imbatte nel giovane rifugiato siriano clandestino Khaled e lo aiuta a nascondersi dalle autorità che gli danno la caccia. L’incontro fra due diverse umanità è dunque alimentato da crisi esistenziali di origine diversa ma attraverso il contatto con il dramma dell’altro si scopre che salvare lo “straniero” significa salvare se stessi. Il dolore da cui un uomo è afflitto non dipende dall’identità geopolitica, è ugualmente tragico e universale. Con questo messaggio fortemente umano, e attuale, L’altro volto della speranza, che esibisce un raffinato stile senza tempo e aleggia sulla realtà con i vestiti della fiaba, è fortemente ancorato al presente del mondo e diviene favola morale, parabola di umanità. Aki Kaurismaki, da sempre al fianco dei più deboli e dei perdenti, volge il suo messaggio di speranza nei confronti della prevaricazione e dell’intolleranza, dimostrando che il cuore dell’uomo può ritrovare la purezza nonostante gli abomini commessi dalla società a cui appartiene. «La mia camera non ama la modernità, il suo occhio ama l’umanità», afferma Kaurismaki che sceglie per i suoi film un’ambientazione dai tratti rétro con atmosfere realizzate attraverso spazi stilizzati, caratterizzati da colori soffusi e toni malinconici che ricordano il design anni Cinquanta e la pittura di Edward Hopper.

dentro 2

In opposizione alla triste desolazione degli interni in cui di solito abitano i personaggi, l’ambiente caldo e accogliente del ristorante è ancora una volta il luogo adibito a simbolo della speranza: quello che i protagonisti di Nuvole in viaggio (1996) aprono alla fine di un lungo periodo di difficoltà causate dalla disoccupazione, quello che Wikström acquista con i soldi di una vincita al gioco per dare il via alla sua nuova vita in L’altro volto della speranza. Il ristorante rappresenta dunque il luogo simbolico che sancisce l’utopica rivincita dei perdenti e si configura come uno spazio solidale fuori dal mondo nel quale trovano posto i sognatori, gli uomini che pur di fronte alle continue cadute hanno la capacità di rialzarsi e appoggiarsi l’uno all’altro, per ritrovare la dignità di cui sono stati privati, in attesa che un raggio di luce illumini le loro esistenze.