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La vedova Winchester

2018
Titolo Originale:
Winchester
REGIA:
Michael e Peter Spierig
CAST:
Helen Mirren (Sarah Winchester)
Jason Clarke (Eric Price)
Sarah Snook (Marian Marriott)

Il nostro giudizio

La vedova Winchester è un film del 2018, diretto da Michael e Peter Spierig

Nata nel 1866, la Winchester Repeating Arms Company rivoluzionò l’industria delle armi, introducendo sul mercato una vasta gamma di fucili a ripetizione. In seguito alla morte del marito William, unico figlio del fondatore Oliver Winchester, Sarah Pardee divenne l’azionista di maggioranza dell’azienda e l’ereditiera di un patrimonio milionario. Attorno alla sua misteriosa figura, estremamente affascinante sotto il profilo psicologico, ruota l’ultimo lungometraggio di Michael e Peter Spierig, una pellicola che la stessa Helen Mirren ha più volte diffidato, con ragione, dall’etichettare come horror. La vedova Winchester, difatti, incarna alla perfezione un banalissimo ghost movie, privo di una personalità sufficiente a elevarsi dalla media e oltrepassare il tradizionale assortimento di scricchiolii sinistri, strane apparizioni e jumpscare poco contestualizzati. Così, dopo Saw Legacy, bieco tentativo di rivitalizzare un brand ormai morto, i due registi australiani collezionano il secondo passo falso consecutivo, tradendo ancora una volta quelle doti di inventiva, originalità ed estro espresse nell’ottimo Predestination. In questo caso, tuttavia, i presupposti necessari alla stesura di un progetto vincente sembravano essere molteplici: un’attrice premio Oscar affiancata da un valido team di colleghi (Jason Clarke, Sarah Snook), un’ambientazione sontuosa, numerose leggende dalle quali attingere a piene mani e una protagonista folle ma allo stesso tempo geniale, sospinta da una straripante energia creativa.

Ritiratasi dalla vita pubblica e sconvolta dalla prematura scomparsa di sua figlia, Sarah Winchester era diventata una sorta di ricchissima eremita, rinchiusa in una villa gigantesca e in eterna costruzione. Lavori che proseguivano giorno e notte, sette giorni su sette, metafora di una nobildonna devastata dai sensi di colpa e perseguitata a tal punto dal retaggio del suo cognome da convincersi di essere vittima di una maledizione. Mentre negli Stati Uniti si contano le vittime dell’ennesima strage scolastica, conseguenza di una politica esecrabile e incapace di rendere più ostico l’accesso alle armi, Lionsgate porta in sala un’anziana signora che intende ospitare, tramite la progettazione compulsiva di centinaia di ambienti, le anime di uomini e donne uccisi in modo brutale, caduti sotto i colpi di una carabina Winchester. Le circostanze, tragicamente propizie, ponevano le basi per una serie di affascinanti riflessioni, di tipo etico, politico e morale, sul commercio bellico e il potere dei cosiddetti signori della guerra.

Se è vero che nel film ci si interroga sul grado di colpevolezza di chi produce e vende strumenti di morte, non meno responsabile rispetto al soldato, killer o qualsivoglia individuo disposto a premere il grilletto, tutto viene banalizzato da una sceneggiatura iterativa e imperniata sui tormenti degli spettri. A ciò si aggiungono una risoluzione finale a dir poco telefonata e l’assoluta inconsistenza della Marion Marriott, parente nonché coinquilina della vedova, interpretata da Sarah Snook, tanto presente nel minutaggio quanto pleonastica nelle dinamiche dell’intreccio. Nell’incertezza generale è proprio la casa a prendere il sopravvento su script e personaggi. Il lavoro di Matthew Putland alla scenografia, vero salvagente dei fratelli Spierig, ha il merito di aver trasformato la magione Winchester in un organismo vivo e pulsante, ciò che La vedova Winchester si è rivelato non essere.