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La tua prima volta

1985
Titolo Originale:
La tua prima volta
REGIA:
Arduino Sacco
CAST:
Debora Fiori
Massimo Delli Grotti
Maria Manno

Il nostro giudizio

La tua prima volta è un film del 1985, diretto da Arduino Sacco.

Arduino Sacco, in arte Hard Sacc, un tempo pornografo, oggi ripulitosi  con un’attività di editore al di sopra di ogni sospetto. Appartiene alla cerchia degli autori erotofili eclettici, che han fatto anche altro nel cinema oltre a filmare scopate, e si mostravano in possesso, per quanto stravaganti fossero, di idee. La tua prima volta è quasi un bildungsfilm, una pellicola di formazione dedicata al quando, come e con chi perdere la verginità,  al centro della quale sta una quindicenne di nome Brait (Debora Fiori), che non sa nemmeno lei se vuole o no infrangere la barriera con l’appena conosciuto e subito amato Andrea (Massimo Delli Grotti). Arriva al punto, si tira indietro, chiede consiglio alle amiche e alla mamma, donna moderna che siede tranquillamente a spinellarsi con la figlia, anche se poi le spuntano i lucciconi pensando al dado che la pargola ha intenzione di trarre.

Dall’altra parte, lui, Andrea, si sbanda con una cantante mignottona, nella casa della quale si insedia ottimamente e scopa a sazietà. Le linee narrative convergono, infine, verso la festa in discoteca che sancirà l’ingresso di Brait nel sedicesimo anno di età, intonsa e felice tra le braccia del fidanzatino resipiscente. Come levarsi però il tarlo, dato il tema, che non ne abbiano approntata pure una versione porno? Sacco ha un modo di girare che definire bislacco è eufemistico. In suo film, Rand Rover, pensò bene di sostituire il parabrezza di un auto con uno specchio riflettente. Qui non si spinge a tanto, ma è rischiosamente sperimentale nell’utilizzo di luci stroboscopiche e di ombre colloquienti (ha la fissa delle cose messe in controluce, perchè fanno arty), di zoom impazziti avanti e indietro, di una macchina a mano col mal di mare, che dovrebbe fotografare una realtà giovanile più vera del vero ma che restituisce immagini surreali, innaffiate ad rimbambimentum da dialoghi dello stesso tenore. Il surreale – nel senso di incrocchio casuale tra elementi eterogenei ed estranei – è la dimensione che meglio definisce il cinema sacchiano, pure nel porno, dove girò roba veramente assurda tipo La casa delle vedove. Qui va a nozze, perché tre quarti del film sono all’interno di discoteche, quindi effettistica a manetta.

Tolto l’imbroglio estetico, comunque, non rimane nulla: le fumisterie filosofiche sembrano figlie dell’acido, e l’universo teen che affiora da La tua prima volta merita la lapidazione anche da chi ha sacchi di peccati sulla coscienza, persino dalla gente che faceva i napoletanelli adolescenziali con Nino D’Angelo. Colpiscono due cose: la morale finale bigotta, tipica dei pornocultori italici. E la figura di Zio Spino (Luigi Soldati, altro attivista hard), uno spacciatore obeso al quale Brait è lì lì per darla, come pura ripicca.