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La scuola cattolica

2021
REGIA:
Stefano Mordini
CAST:
Benedetta Porcaroli (Donatella Colasanti)
Giulio Pranno (Andrea Ghira)
Emanuele Maria Di Stefano (Edoardo Albinati)

Il nostro giudizio

La scuola cattolica è un film del 2021 diretto da Stefano Mordini.

Film liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati, premio Strega 2016, La scuola cattolica ci racconta una vicenda drammatica di cronaca nera, quella del Delitto del Circeo, appartenente ad un passato neanche troppo lontano (siamo nella Roma degli anni 70). A fare da sfondo a questa vicenda, un quartiere residenziale sede di una borghesia che si barcamena tra bigottismo cattolico e anelito alla trasgressione. Non è certo il primo film incentrato su questi fatti di cronaca, ma l’opera di Stefano Mordini ha la capacità di coinvolgere e sorprendere, grazie anche alle intense interpretazioni di un valido gruppo di attori che si mostra totalmente calato ciascuno nella propria parte, conferendo alle scene un realismo impressionante (bravissima nel ruolo della Colasanti Benedetta Porcaroli, astro nascente del cinema italiano). In particolare i personaggi che costituiscono il gruppo misto di vittime e carnefici, Rosaria Lopez, Donatella Colasanti, Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido (nomi originali), vengono dipinti fin dall’inizio in maniera realistica, in un crescendo evolutivo che li condurrà a incarnare le personificazioni dei mostri e delle vittime tristemente noti. Il regista mette a nudo con rara maestria la vulnerabilità dei loro caratteri, in questo confortato appunto dalle abili seppur devastanti performance, impossibili da dimenticare.

E così quella che dovrebbe essere intesa come una innocente e tranquilla frequentazione tra un gruppo di giovani appartenenti a diversi ceti sociali, diventerà l’inizio di una escalation di violenza che si concluderà in maniera orribile. C’è da dire che Mordini è bravissimo, fin dall’inizio, a caricare le scene inerenti la vicenda centrale di una tensione tanto realistica quanto difficile da sostenere, e il fatto che lo spettatore probabilmente conosca quello che sarà il triste epilogo non fa altro che aumentare la tensione. I luoghi in cui è girato La scuola cattolica assumono un valore importante, offrendo alle vicende uno sfondo che non riesce mai ad essere solare o accogliente. La scuola religiosa privata frequentata dai protagonisti sembra quasi un ospedale, con i sui corridoi di marmo e le sue pareti verde acqua; le case delle benestanti famiglie, nonostante i piccoli lussi mostrati qua e là, sono spesso oscure e misteriose, avvolte in una costante penombra. Lo stesso dicasi delle strade del quartiere dove sembra che nulla di significativo possa accadere e dove invece, per ragioni misteriose, si nascondono insidie ad ogni piè sospinto. Ma è la sontuosa villa al Circeo, simbolo di uno status sociale e sicuramente emblematica nella sua posizione in alto e nascosta nel verde, che purtroppo mai riesce a incutere alcuna sensazione positiva e viene subito percepita come lo sfondo subdolo e cinicamente accattivante della efferata tragedia che sta per aver luogo.

Sorprendentemente, nessuno degli elementi del film estranei alla tragedia la indebolisce, forse perché la storia in La scuola cattolica, seppur narrata in maniera semplificata, è anche incredibilmente vera: una classe sociale rispettabile che sta perdendo i suoi punti di riferimento, i cui figli, reduci da un’educazione fatta di ipocrite regole e ingiusta protezione, non riescono a farsi accettare se non esercitando una supremazia che trova la sua ragione di essere nella violenza e nell’umiliazione dei più deboli. Mordini ci mostra le cinghiate ricevute da Gianni Guido a casa: il modo in cui il padre (Riccardo Scamarcio) usa la violenza, apparentemente a scopo educativo, si rivela un mezzo che, piuttosto che tenere a bada l’inevitabile, lo alimenta. Alla fine, ogni ultimo barlume di speranza umana è rimosso. Pezzi della della storia e della società italiana sono accennati con puntuale efficacia: adolescenza, sesso, religione e violenza, il denaro, l’amicizia, la vendetta, professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando i personaggi del romanzo e cambiando un po’ l’ordine degli addendi, Stefano Mordini ricostruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto il tragico rovescio delle cose.