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La ruota delle meraviglie

2017
Titolo Originale:
Wonder Wheel
REGIA:
Woody Allen
CAST:
Kate Winslet (Ginny)
Justin Timberlake (Mickey Rubin)
Jim Belushi (Humpty)

Il nostro giudizio

La ruota delle meraviglie è un film del 2017, diretto da Woody Allen

Woody Allen torna sul grande schermo, riversandovi un “concentrato” di fragili speranze e nuovi sogni quasi irrealizzabili; quattro personaggi si intrecciano nel frenetico mondo del parco divertimenti. Ginny (Kate Winslet), ex attrice malinconica ed emotivamente instabile, che lavora come cameriera; Humpty (Jim Belushi), il rozzo marito di Ginny, semplice manovratore di giostre; Mickey (Justin Timberlake), un bagnino di bell’aspetto con l’imprevedibile sogno di diventare scrittore, e infine Carolina (Juno Temple), la figlia che Humpty non ha visto per molto tempo e che ora è costretta a nascondersi nell’appartamento del padre per sfuggire ad alcuni gangster. Allen con La ruota delle meraviglie racconta una passionale storia di tradimenti, di prese di coscienza, con sullo sfondo, la pittoresca Coney Island anni ’50.

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Woody Allen accantona (non per la prima volta) la sua più che riconoscibile verve comica per raccontare un profondo dramma che coinvolge lo spettatore. La ruota delle meraviglie (non è a caso la scelta simbolica) è un “vortice” emozionale che seduce e appaga, che sciorina passione, tradimento ma, soprattutto, riflessione coscienziale di quella che è la mera esistenza di un singolo. Allen da sempre  introduce nei suoi film profondi spunti riflessivi; nel caso della Ruota delle meraviglie la “schematizzazione” in 4 micro-storie (un po’ come Hannah e le sue sorelle) funge come il metodo più utile per far cogliere la giusta empatia. Innegabile l’apporto artistico dei vari interpreti: a partire da un’istrionica Kate Winslet.

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L’inibizione della risata e l’accentuazione del dramma sono gli elementi pregnanti del film; l’estensione delle frustrazioni lo caratterizza dall’inizio alla fine, presentando il tutto in una maniera drasticamente asciutta. Allen accantona ogni riferimento alle solite, monotone, connotazioni ebraiche oppure a quelle “palpabili” allusioni filo-intellettuali che per anni lo hanno contraddistinto, per accentuare il dramma nella sua “totalità”. La Ruota delle meraviglie è una metafora chiara e concisa, un particolareggiato “messaggio” dello stesso regista, che vuole esorcizzare l’ineluttabile epilogo per ognuno di noi. Nonostante le risate del passato, il destino di tutti è quello di fare i conti con i propri fallimenti e con i propri disincanti. Una convinzione rude ma giusta calata in un lavoro decisamente valido di un crepuscolare Allen.