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La fine del mondo

2013
Titolo Originale:
The World's End
REGIA:
Edgar Wright
CAST:
Simon Pegg (Gary King)
Nick Frost (Andrew Knightley)
Martin Freeman (Oliver Chamberlain)

Il nostro giudizio

La fine del mondo è un film del 2013, diretto da Edgar Wright.

Cinque amici si ritrovano dopo 25 anni per terminare una leggendaria serata in cui espugnare tutti i pub della sonnolenta Newton Haven. Solo uno, però, è davvero convinto della buona riuscita del piano: Gary, un quarantenne alcolista ed emarginato che non vede l’ora di rivivere la gloria della propria tarda adolescenza. I cinque, però, scopriranno che il paesino nasconde un inquietante segreto.

Dopo l’escursione americana di Scott Pilgrim vs The World, Edgar Wright torna in Gran Bretagna con i propri attori feticcio Simon Pegg e Nick Frost. Al ritorno in patria corrisponde, significativamente, un film sul ritorno a casa e sul ricordo dell’adolescenza, una sorta di romanzo di (de)formazione in cui un gruppo di amici si spoglia della propria maturità. Detto così, non sembra un plot originale: da Scappo dalla città a Una notte da leoni, la commedia di oggi si è spesso esercitata sul tema dell’infantilità e sull’esplosione comica del bimbo interiore.

In La fine del mondo cinque compagnoni si ritrovano dopo 25 anni per terminare una leggendaria serata in cui espugnare tutti i pub della sonnolenta Newton Haven. Solo uno, però, è davvero convinto della buona riuscita del piano: Gary, un quarantenne alcolista ed emarginato che non vede l’ora di rivivere la gloria della propria tarda adolescenza.

I cinque, però, scopriranno che il paesino nasconde un inquietante segreto. La fine del mondo, il film della (sulla) maturità del trio Wright-Pegg-Frost è uno strampalato buddy movie intriso di sci-fi cospirazionista, che rievoca molte delle ossessioni già presenti in Shaun of the Dead (la banalizzazione dell’orrore, l’estetica del cinema d’azione decontestualizzata), ma le supera con una raffinata operazione autoriflessiva. Non tutte le battute funzionano e alcune gag sono fruste, ma il racconto scanzonato di un’adolescenza inseguita per tutta la vita è la sintesi lucida della poetica nostalgica di Wright.