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La cura del benessere

2016
Titolo Originale:
A Cure for Wellness
REGIA:
Gore Verbinski
CAST:
Dane DeHaan (Lockhart)
Jason Isaacs (dott. Heinreich Volmer)
Mia Goth (Hannah)

Il nostro giudizio

La cura del benessere è un film del 2016, diretto da Gore Verbinski

Con La cura dal benessere, Gore Verbinski dà il colpo di grazia ai suoi vecchi detrattori che davano il merito del successo di The Ring unicamente alla fonte, alla sua origine derivativa, non riconoscendone il talento visivo. Il regista cinquantaduenne, alle prese con un soggetto originale scritto di proprio pugno insieme allo sceneggiatore Justin Haythe, sorprende tutti con un incubo contemporaneo dalle indubbie potenzialità per diventare un classico del genere. Dane DeHaan è Lockhart, giovane broker di Wall Street che, su richiesta dei dirigenti della società per cui lavora, parte alla volta di una clinica del benessere situata in una remota località svizzera, dove si trova Pembroke (Harry Groener), l’amministratore delegato dell’azienda. Quando il giovane giunge all’istituto, un vecchio castello in mezzo alle Alpi, il clima è sereno tra i pazienti. I trattamenti sono effettuati con l’acqua che scorre nei sotterranei della clinica, i cui effetti dovrebbero essere miracolosi, ma l’impressione è che li facciano stare sempre peggio. Costretto da un incidente stradale a essere ricoverato, Lockhart ha la possibilità di scoprire i misteri dietro la storia del castello, del suo proprietario, dell’acqua miracolosa e delle tossine che contiene, con l’aiuto di una ragazza, la bellissima e inquietante Hannah (Mia Goth), e l’eccentrica Signora Watkins (Celia Imrie) che ha condotto alcune indagini per conto proprio. In breve tempo, il direttore dell’istituto, il sinistro Dottor Volmer (Jason Isaacs), diagnostica a Lockhart la stessa patologia di cui soffrono gli altri pazienti. Il giovane capisce di essere prigioniero nel ritiro alpino e inizia a perdere il contatto con la realtà e ad affrontare i terribili trattamenti alla base della cura.

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La prima cosa che spaventa di La cura del benessere, senza volerlo, è la durata: due ore e mezza, abbastanza insolite per un horror, specie se mainstream come quello di Verbinski. Che fa intravedere da subito la sua abilità nel raccontare una storia con un ritmo sostenuto e, allo stesso tempo, nel far uscire dalle immagini la bellezza e il messaggio della storia. Accerchiato da un clima surreale e onirico, il personaggio di Lockhart sembra seguire il percorso, dove luce e tenebre si alternano di continuo, di Alice nel paese delle meraviglie. Ma di reminiscenze, più o meno volute, dal punto di vista narrativo e scenografico ne troviamo anche con  Suspiria. Dagli asettici e luminosi uffici dell’alta finanza newyorchese passiamo con naturalezza alla paranoia di un film di Polansky o di Hitchcock per sfociare nel più classico e puro gotico degli anni Sessanta, agevolato dalle suggestioni scenografiche che il castello di Hohenzollern, ai piedi delle Alpi Sveve, regala con la sua presenza imponente e incombente.

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«Fondamentalmente, il film parla dell’inquinamento del corpo e della mente nel mondo moderno e della conseguente ossessione per la purezza», ha detto Haythe. In molti lo descrivono come un horror psicologico, memore di capolavori recenti come Shutter Island, per via della discesa, ambigua e dai contorni incerti, del protagonista nel baratro della follia e della paranoia; ma l’approccio di Verbinski non si limita all’inconsistenza dell’illusione e dell’allusione, colloquia piuttosto con lidi più carnali e concreti, costruendo alcune memorabili sequenze, come la seduta odontoiatrica a cui Lockhart è costretto a sottostare durante il trattamento, che rientrano negli annali del body horror più disturbante. Non meno allucinanti sono le sequenze all’interno delle vasche di deprivazione sensoriale e quelle coinvolgenti enormi, onnipresenti anguille, che sembrano uscite da un eco-vengeance di altri tempi. La cura dal benessere è una visione sofferta che suggerisce come vana sia la speranza nella vita eterna e inevitabile l’accettazione della nostra condizione, imperfetta, dolorosa, corrotta