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La casa sin fronteras

1972
REGIA:
Pedro Olea
CAST:
Geraldine Chaplin
Tony Isbert
Viveca Lindfors

Il nostro giudizio

La casa sin fronteras è un film del 1973, diretto da Pedro Olea.

Un certo tipo di cinema simbolico, kafkiano, con ampi margini lasciati all’astratto, è stato caratteristico di varie nazioni europee nella prima metà degli anni Settanta. Aldo Lado, piuttosto che Francesco Barilli, in Italia, raccontarono degli apologhi con al centro vittime di oscure macchinazioni, individui finiti nella rete di un imprecisabile Potere. Tutti abbiamo visto La corta notte delle bambole di vetro (1971) o Il profumo della signora in nero (1974). Che sono ancora dei modelli abbastanza spiegati, abbastanza logici, nei quali gli esoterici conti, alla fin fine, sebbene non tornino del tutto, un po’ tornano. Frammenti di paura (Fragment of Fear, 1970), di Richard C. Serafian, è un equivalente e antecedente inglese di simili trame. Mentre in Spagna ci fu, insieme ad altri, più di altri, questo La casa sin fronteras (“La casa senza frontiere, senza limiti”). Apparso nel 1973 – l’anno precedente era stato in lizza per l’Orso d’oro a Berlino – il film di Pedro Olea si dichiara tratto da un racconto dello scrittore messicano José Augustin, Lluvia (Pioggia), che sarebbe interessante recuperare e leggere per vedere quanto l’ermetismo sia già nella fonte o quanto invece dipenda dal lavoro di adattamento dello stesso Olea (regista che ai più potrebbe dire qualcosa per El bosque del lobo) e di Juan Antonio Porto.

Tony Isbert è un ragazzo che arriva in una grande città spagnola. Un vecchio lo ferma per strada e gli offre un lavoro, al soldo di un’organizzazione capeggiata da Viveca Lindford e da altre cariatidi, dei quali già sappiamo, per averlo visto all’inizio del film, che puniscono chi tradisce trafiggendolo con piccoli stiletti in punti non vitali del corpo, così che la morte giunga per dissanguamento. Il compito di Isbert è ritrovare una ragazza, Geraldine Chaplin (il cast non scherza affatto) che si è allontanata dalla cricca. Niente di niente è perspicuo. Isbert porta a termine il suo incarico, trova la Chaplin e se ne innamora… Non si può raccontare oltre, ma è ovvio che succeda il peggio che ci si può immaginare.

Le opinioni più accreditate sono che si tratti di una metafora sull’azione dell’Opus Dei, ma in ultima analisi che un film del genere sia stato prodotto sotto il giogo franchista non sorprende, e stupisce, anzi, che la censura non l’abbia stigmatizzato. Forse lo giudicarono sufficientemente ambiguo e quindi innocuo. È difficile anche dire se sia, e quanto, La casa sin fronteras, un bel film o se sia, e quanto, un film noioso. Probabilmente l’uno e l’altro. Recuperabile in una registrazione da satellite spagnolo e anche su youtube.