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La bugia

2018
Titolo Originale:
The Lie
REGIA:
Veena Sud
CAST:
Mireille Enos (Rebecca)
Peter Sarsgaard (Jay)
Joey King (Kayla)

Il nostro giudizio

La bugia – The Lie è un film del 2018, diretto da Veena Sud.

Cosa fareste se vostro figlio vi confessasse che ha appena causato la morte di qualcuno? Lo proteggereste o vi rivolgereste subito alle autorità? La bugia parte da questo spunto e procede, mostrandoci le conseguenze della scelta più intrigante, che il cinema ci insegna essere quasi sempre la peggiore. Kayla (Joey King) è una quindicenne talentuosa e avvenente. Il film inizia con una serie di filmati della sua nascita, dell’infanzia allegra e piacevole insieme a mamma e papà, i quali sorridono all’obiettivo, scherzano, si vogliono bene, non si lasceranno mai e vivranno per sempre intorno a lei felici e contenti. Poi c’è uno stacco e la bimba ha ora il viso saturo di malinconia e di tensione di un’adolescente problematica. Mamma Rebecca, avvocato super-efficiente (Mireille Enos), ha un nuovo compagno con cui progetta di andare a vivere insieme, si dedica al proprio lavoro con grande serietà e tratta la figlia con lo stesso piglio. Papà Jay (Peter Sarsgaard) vive il sogno di una carriera artistica altalenante insieme a una ragazza più giovane di lui e spesso è assente e distratto nei confronti di Kayla. La ragazza tollera come può le unioni nate dalla separazione dei suoi genitori e sovente deve mascherare un evidentissimo fastidio, specie quando vede il padre o la madre in effusioni con queste altre persone. Il rapporto tra i due genitori è garbato ma distante, pregno di tensioni irrisolte. Lei non ha fiducia in lui come padre, sostiene che vizi troppo la figlia. Lui cerca solo di svincolare Kayla da una morsa rigida di disciplina e super-organizzazione in cui la madre vorrebbe incastrarla. Scoprire che è divenuta un’assassina conduce i due ex coniugi a un comprensibile shock iniziale ma poco dopo, i due  non fanno altro che trasportare il conflitto solito su un altro livello di competizione e incomprensibilità reciproche.

Quello che dovrebbe far riflettere mamma e papà è come Kayla abbia deciso di ammazzare una coetanea per futili motivi. Cosa sia scattato nella sua testa e perché. Davanti ai loro sguardi inorriditi e increduli, lei li ricambia con la stessa confusione e orrore e poco dopo parla di avere fame e di prepararsi le uova. Troppo doloroso indagare su un simile abisso che si è aperto ai loro piedi, meglio rituffarsi subito nella solita zuffa e tirarsi addosso le responsabilità di una simile disgrazia. Remake del film Wir Monster di Sebastian Ko (2015), La bugia tira dritto, senza troppi fronzoli, con una messa in scena robusta e affidata alle prove, ottime degli attori che scivolano tremanti sopra uno scivolo algido e innevato che conduce dritto all’Inferno nascosto sotto le coltri gelide canadesi. Veena Sud, produttrice di The Killing e Cold Case – Delitti irrisolti, sa cavarsela molto bene a dirigere, con buona abilità narrativa, racconta molto mostrando molto e dicendo poco (la sceneggiatura è sua, anche se ripresa dall’originale di Marcus Seibert e Sebastian Ko). La bugia riflette sui sensi di colpa di un padre e una madre. La loro scelta di coprire una figlia assassina, è la palese ammissione di una “complicità”. Un genitore sente di aver forgiato un mostro, magari spingendo i bottoni sbagliati e si assume parte della colpa. Ovviamente, Kayla è pura e non intende nascondere ciò che ha fatto, non le importa di “farla franca”. Il comportamento reticente, ipocrita dei suoi genitori la disgustano e se ne affranca. Loro la reprimono, la nascondono in casa, le tappano e la trascinano in una sceneggiata vergognosa davanti a poliziotti e parenti della vittima.

Kayla sembra aver compiuto il gesto per esasperare la sua richiesta di essere vista e riconosciuta dai suoi cari. Madre e padre se la riconsegnano a vicenda, litigano sulla sua testa mentre cercano di rifarsi una vita, continuando a picconare reciprocamente ogni ricordo di quel passato che la ragazza rimpiange e da cui risparmiano solo lei, solo perché non hanno abbastanza coraggio di chiuderla in un baule e buttarla via come un errore increscioso. Kayla si sente disconosciuta, è “l’inutile ricordo di una relazione finita male” come più volte il regista Luc Besson, figlio di divorziati, definì se stesso ragazzino. Coprendo il suo crimine, Mamma e papà cercano di salvarla ma, in fondo, le insegnano come sfuggire le proprie responsabilità, come scaricarle addosso a qualcuno che non c’entra niente. Inoltre è presto evidente alla figlia che i due stiano proteggendo più le proprie di vite, fatte di lavoro e di sogni musicali frustrati, di nuovi amori e di progetti in cui la figlia deve continuare a rientrare come una docile brava bambina che studia balletto e si isola con i propri auricolari. Cosa ne sarebbe della carriera di un avvocato o della vita di un artista, se il mondo scoprisse ciò che la loro figlia ha fatto? La bugia mostra come il sogno di una ragazzina di far tornare assieme mamma e papà, possa trasformarsi in un incubo terribile per tutti quanti. Il finale ha quella sottile malignità di certi capolavori hitchockiani e non la smette fino all’ultimo minuto di aggiungere sale sulle ferite.