Kil è un film del 2013 diretto da Nik Amir Mustapha.

Il cinema malesiano non esiste e forse è meglio così, se oltre a Mamat Khalid non sanno propinarci altro se non film pseudo autoriali come Kil. Peccato, perchè la storia di partenza è di quelle che aprono la strada ai capolavori: un tizio è depresso e vuole suicidarsi, allora ingaggia un’agenzia per ammazzarlo quando meno se lo aspetta.

Però siccome un pelo di figa tira più di un carro di buoi, una volta rimorchiato la propria vicina di casa, decide che non vuole più morire, ma ovviamente il contratto non è annullabile e i killer sono già sulle sue tracce. L’impatto iniziale con Kil è di atmosfera ectoplasmica quasi ipnotica di Pen-ek Ratanaruang, tra lievi inquadrature che sanno quasi di sospensione onirica, di sogno e canzone shoegaze notturna. Eppure, a metà film deraglia in un vortice anestetizzato di prevedibile banalità.

La sensazione è quella di una promessa non mantenuta, il cui lato più puramente thriller viene lasciato scadere strappandosi ogni possibile tensione: alla fine, a rimanere dell’opera di Mustapha è una traccia bruciata di moralismo.