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John Wick 4

2023
REGIA:
Chad Stahelski
CAST:
Keanu Reeves (Jardani Jovanovich / Johnathan "John" Wick)
Laurence Fishburne (Bowery King)
Rina Sawayama (Akira)

Il nostro giudizio

John Wick 4 è un film del 2023 diretto da Chad Stahelski.

Immaginiamo il multiverso, e una Terra 2 dove l’approccio al franchise di John Wick, dopo il successo in parte inaspettato del primo fulminante capitolo (2014), dove il protagonista, killer in pensione, metteva su un massacro perché qualche idiota della mafia russa gli ha ammazzato il cane, è andato così:  

2017: John Wick 2. Gli ammazzano il gatto e lui fa doppio scempio dei nemici, ma armato di katana.  

2019: John Wick 3. Gli ammazzano il canarino e lui fa triplo scempio dei nemici, ma armato di mitragliatrice a canne rotanti.  

2023: John Wick 4. Viaggia nel tempo creando un paradosso e qualche cavernicolo gli ammazza il cucciolo di dinosauro. Fa quadruplo scempio dei nemici, armato di clava. 

2025: John Wick 5. Viaggia nello spazio e adotta un cucciolo di alieno teneroso. Ovviamente qualche extraterrestre prepotente glie lo ammazza. Fa quintuplo scempio dei nemici, armato di blaster laser. 

Poi iniziano i crossover, e si mena con Machete. 

Non vogliamo necessariamente dire che la realtà abbia preso una piega sbagliata, ma certamente la serie, per come era partita, si è presto appoggiata su parametri ben più convenzionali. A partire dal sequel piuttosto scialbo con Riccardo Scamarcio nei panni del villain, per poi proseguire tra alti e bassi con un terzo episodio piuttosto ispirato (in particolare la scena del cavallo usato come arma impropria, che sottolinea il comune e forse nemmeno tanto casuale paragone del nostro con il ‘Cavaliere Nero’ di proiettiana memoria, a cui non bisogna… dare fastidio) fino ad approdare a questo quarto episodio dall’approccio monumentale e mastodontico. Parliamo, per capirci, di quasi tre ore.  Un molosso, verrebbe da dire, visto quanto John ami i cani, che si comporta da un lato come se fosse due film girati ‘back to back’, ma impacchettati e serviti in unica soluzione (si veda anche il finale, no spoiler, che apre all’annunciato spin-off Ballerina con Ana De Armas), dall’altro come l’interminabile ‘walkthrough’ di un videogioco multigenere sicuramente spettacolare, ma al quale per forza di cose manca il vantaggio dell’interattività. 

Il regista Chad Stahelski, su sceneggiatura di Shay Hatten e Michael Finch, le tira in ballo tutte: dal picchiaduro alla Mortal Kombat con tanto di ‘fatality’ finale allo sparatutto con inquadratura dall’alto, indugiando su inquadrature e sequenze come se non ci fosse un domani per sottolineare in maniera compiaciuta che proprio di quello si tratta: “voi guardate, io gioco”. Non molto divertente, a conti fatti, per quanto sia da apprezzare la fattura dei combattimenti coreografati come se fossero balletti – alcuni arrivano alla soglia dei venti minuti – e perfino il gusto un po’ ktisch degli scenari ritoccati al computer per simulare l’High Dynamic Range delle più moderne produzioni videoludiche. Inoltre, c’è il problema della sospensione dell’incredulità. Il patto è chiaro, va bene, ma per quanto ci si può sparare sotto l’Arco di Trionfo o sulla scalinata del Sacré-Cœur senza che qualcuno si rivolga alle autorità? Quante riunioni e duelli segreti si possono tenere all’alba su place du Trocadéro senza incappare in nessun turista mattiniero?  

Se prendessi Il buono, il brutto e il cattivo, lo incrociassi con Zatoichie con un mito greco, probabilmente otterresti qualcosa di simile a John Wick – ha detto il regista – Ma devi avere il coraggio di mettere da parte la prudenza e fare di più. Quindi, nel quarto capitolo, ci sono più storie che si incrociano. Sembra più epico. In effetti, rispetto a quanto visto in precedenza, si tratta di un film anche più corale, mettendo molta enfasi anche su personaggi del guerriero cieco Caine (Donnie Yen) e di Watanabe (Hiroyuki Sanada) che in qualche modo spalleggiano il protagonista nella lotta contro il marchese de Gramont (Bill Skarsgård). Niente di originale, ma hanno carisma a sufficienza per poter sostenere dei rispettivi spin-off. In un film così concitato, poi, fa piacere riconoscere il volto di Clancy Brown, il Kurgan di Highlander.