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It’s a Sin

2021
REGIA:
Peter Hoar
CAST:
Olly Alexander (Ritchie Tozer)
Omari Douglas (Roscoe Babatunde)
Callum Scott Howells (Colin "Gladys" Morris-Jones)

Il nostro giudizio

It’s a Sin è una serie tv del 2021, creata da Russell T Davies.

Tanta verità c’è e si può vedere nella nuova serie del genio della TV britannica Russell T Davies It’s a Sin che si svolge a Londra negli anni ’80 e tratta della diffusione dell’HIV e dell’AIDS nel Regno Unito. All’inizio conosciamo Ritchie (Olly Alexander), che originario dell’omofoba Isola di Wight, non solo vuole vivere la sua vita da gay a Londra, ma preferisce studiare recitazione invece che giurisprudenza, come accordato con i suoi familiari. A Londra fa la conoscenza dell’allegra Jill e dell’attraente Ash. Al gruppo si aggiunge Roscoe (Omari Douglas), in fuga dalla sua famiglia religiosa e intollerante da quando ha scoperto che vogliono rimandarlo in Nigeria, loro paese d’origine, per curare la sua omosessualità. Ultimo, ma non meno importante, arriva a Londra il timido Colin (Callum Scott Howells), che segue un tirocinio da praticante per diventare addetto alle vendite nella rinomata sartoria Savile Row. A causa di alcune coincidenze capita che questi cinque si mettano a vivere insieme in un appartamento condiviso a cui danno il nome di Palazzo Rosa: la vita qui è in gran parte spensierata e felice, bisogna studiare e lavorare, ovviamente, ma pub e feste, discoteca e balli, letti e sesso abbondano. Improvvisamente si comincia a sentir parlare di una strana malattia infettiva che sta uccidendo i gay negli Stati Uniti.

La crisi dell’HIV e dell’AIDS non si fermerà nemmeno a Londra, anche se i primi segnali vengono liquidati come sciocchezze e a nessuno piace prenderli davvero sul serio. Un giorno i giovani protagonisti di It’s a Sin dovranno affrontare la realtà: l’AIDS può colpire chiunque. Per un periodo di dieci anni, la serie segue il gruppo, i loro amici e gli sviluppi in Gran Bretagna, come l’orribile Sezione 28 del governo Thatcher, che aveva vietato la “promozione dell’omosessualità” nelle comunità, nelle scuole e nelle autorità locali. Il che significava che le informazioni oggettive o addirittura positive sull’omosessualità erano praticamente impossibili, così come l’educazione sull’HIV e l’AIDS. Ma proprio in questa serie vediamo l’impegno del movimento LGBT a richiamare l’attenzione su quanto stava accadendo. Russell T Davies, che di recente si è espresso a favore del casting di ruoli più strani solo con attori non eterosessuali, è noto per il fatto che i suoi materiali contengono sempre una solida miscela di umorismo, dramma e critica sociale. Che si tratti della serie originale “Queer as Folk”, “Cucumber” o della sua ultima distopia “Years and Years”, non lavora mai unilateralmente in un genere.

It’s a Sin è una combinazione di molta gioia di vivere, arguzia e fascino, nonché dramma e giustapposizione di umanità e ristrettezza sociale. E Davies, classe 1963, non solo conosce il tempo, lo ha vissuto, e ha fatto parte dell’epoca in cui questa storia si svolge. Il nome della serie è preso dal titolo di un brano dei Pet Shop Boys, It’s a sin, brano che viene suonato durante una delle tante scene in luoghi notturni e che, insieme a tanti altri, va a creare una colonna sonora che gli appassionati di musica anni ’80 non potranno non apprezzare. E se è vero che la produzione di questo show ha subito, come molte altre, dei ritardi a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, è anche vero che guardare ora questa miniserie, che comunque narra della diffusione di un virus, ci fa ben riflettere sull’indifferenza e l’ignoranza becera che hanno caratterizzato l’informazione e la politica mondiale ai tempi dell’insorgere di questa sorta di “maledizione” omosessuale, con poco interesse e tante buone occasioni per alimentare l’intolleranza. Per fortuna la famiglia viene in qualche modo riabilitata quando, di fronte all’ammalarsi di tante giovani vite, finalmente genitori e parenti cambiano atteggiamento e riflettono sulla stupidità dell’intolleranza e sul vuoto che essa lascia.