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Io sono l’abisso

2022
REGIA:
Donato Carrisi
CAST:
Michela Cescon (Donna)
Gabriel Montesi (Uomo)
Sara Ciocca (Ragazzina)

Il nostro giudizio

Io sono l’abisso è un film del 2022, diretto da Donato Carrisi.

Dopo gli eccellenti gialli La ragazza nella nebbia e L’uomo del labirinto, lo scrittore e regista Donato Carrisi torna a trasporre al cinema un proprio romanzo con il nuovo thriller Io sono l’abisso, tratto dall’omonimo libro del 2020. Un caso più unico che raro nella narrativa e nel cinema italiano, quello di un autore che mette in scena una sua opera scritta: ma Carrisi è un regista con gli attributi, sa come si gira un film, ed esprime un modo di fare cinema coraggioso, controcorrente, maturo (grazie anche alle ottime produzioni), persino necessario nel morituro genere giallo/thriller nostrano. Circondato da un’aura misteriosa nelle anteprime-stampa, Io sono l’abisso è un thriller come al solito autoriale, forse ancora più criptico, cerebrale e metafisico dei due precedenti, che si pone come una vera sfida allo spettatore. Rispetto agli altri due, qua non c’è un vero enigma da risolvere, poiché l’assassino è mostrato quasi subito nelle sue turpi azioni (per cui, niente rischio spoiler), dunque lo spettatore viene posto su un piano differente rispetto agli inquirenti della vicenda, visto che lui conosce già l’identità del serial killer. I misteri sono legati più che altro ai personaggi, al loro passato (spesso lasciato nebuloso), alle relazioni che intercorrono fra di loro e all’inquietudine che regna, ma non c’è per chi guarda una vera e propria detective story: Io sono l’abisso è soprattutto un’indagine sul dolore umano, sui traumi e sulla follia, e sul Male nell’accezione più immanente. Carrisi fa anche da sceneggiatore, e rimanendo fedele al romanzo ambienta la storia nella provincia sul Lago di Como, lasciando anonimi i personaggi.Un uomo dall’aspetto sgradevole (Gabriel Montesi), completamente glabro e segnato da due orribili cicatrici in testa, raccoglie e osserva la spazzatura, poiché è convinto che riveli sempre la verità: di notte, camuffando il suo volto, rimorchia invece donne mature nei night-club, per poi ucciderle.

Sulle sue tracce ci sono i carabinieri, e anche una donna mentalmente instabile (Michela Cescon), presumibilmente un’ex appartenente all’Arma, che continua le indagini da sola. Un giorno, il serial killer salva dal lago una ragazzina (Sara Ciocca), aspirante suicida a causa di una vita che non fa per lei. Fra l’uomo e la piccola si instaura un legame particolare, mentre la donna si avvicina a scoprire l’identità del mostro. Io sono l’abisso è quindi costruito narrativamente su tre piani differenti (uno per ogni protagonista), i quali finiscono poco alla volta per intrecciarsi. Il titolo, azzeccatissimo, è la frase che il killer dice a una delle sue vittime prima di ucciderla, ed è riferibile non soltanto a lui, ma a tutto l’universo umano che popola il film, poiché ogni personaggio trasuda disperazione e follia, spesso causate da traumi indelebili, in un mondo privo di ogni speranza di redenzione e salvezza. Tutto è torbido e avvolto in una nuvola di mistero e indefinitezza, all’interno di un quadro che si va componendo man mano (ma non tutto viene risolto, e lo spettatore deve lavorare di fantasia). Il killer è segnato dalle sevizie e dagli abusi che ha subìto da bambino e che lo hanno fatto diventare ciò che è: nella sua squallida dimora, dialoga con un “mostro” invisibile e inesistente dietro una porta, quel seviziatore che ritorna nell’uomo come una sorta di schizofrenia, un “io malvagio”, una metà oscura che lo spinge ad uccidere, mentre con la ragazzina (cioè la purezza, il suo “io innocente”) ha un rapporto speciale e la salva più volte. La donna, conosciuta come “la madre”, è crollata psichicamente dopo che suo figlio, un ragazzino, ha ucciso una coetanea, e ora lotta contro la violenza sulle donne; mentre la giovane soffre di un mal di vivere che ha radici profonde (una famiglia ricchissima che non la comprende) ed è costretta dal fidanzatino a prostituirsi.

I tre protagonisti sono anonimi: al che fa da contraltare l’assenza di star (al contrario dei due film precedenti), sostituiti da buoni attori coi volti caratteristici ed efficaci. Va detto: Io sono l’abisso (ancora due ore abbondanti di durata) non cattura forse lo spettatore al pari degli eccelsi La ragazza nella nebbia e L’uomo del labirinto, pieni di enigmi e colpi di scena (presenti anche qua, ma in altre forme), eppure non è di valore inferiore, ma soltanto un film diverso. La narrazione è robusta (nonostante l’andamento lento costruito soprattutto nel montaggio), sinuosa e avvincente, come tipico di Carrisi. Il quale sfoggia ancora un saggio di bravura nelle inquadrature ricercatissime, fra primi piani dei volti e piani lunghi del paesaggio (le location lacustri sono fondamentali), soggettive che diventano oggettive, inquadrature oblique, steady-cam rotanti, oppure il ralenti che enfatizza il drammatico finale. La fotografia, piuttosto classica negli esterni, è peculiare soprattutto nei giochi di luci e di ombre negli interni – vedasi i dialoghi del killer con la sua metà oscura – mentre la colonna sonora, composta da Vito Lo Re ed edita da Edizioni Curci e Palomar, alterna brani diegetici con pezzi contrastanti al pianoforte.  I momenti orrorifici non mancano (il braccio della donna semi-decomposto e ritrovato nel lago, le mostruose cicatrici dell’assassino prima bambino e poi adulto), ma Carrisi avrebbe forse dovuto concedere un po’ di spazio in più al sangue, mentre gli omicidi rimangono fuori scena: il che non toglie però una virgola al senso di orrore fisico e mentale che si prova vedendo il film.