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Io e il Secco

2023
Titolo Originale:
Io e il Secco
REGIA:
Gianluca Santoni
CAST:
Francesco Lombardo (Denni)
Andrea Lattanzi (Secco)
Barbara Ronchi (mamma)

Il nostro giudizio

Io e Il Secco è un film del 2023, diretto da Gianluca Santoni.

Riviera adriatica, palazzi popolari, violenza di genere e le note del più bel guilty pleasure italiano degli ultimi vent’anni, le Sere Nere del Tizianone nazionale. Non è il solito pot-pourri che potremmo vedere tranquillamente in prima serata su mamma Rai. Unico italiano in concorso ad Alice nella città 2023, Io e il secco assomiglia di più a un buddy movie come ne sfornava, forse fino a poco tempo fa, solo il Sundance: un film apparentemente piccolo che racchiude una sincerità di intenti e il coraggio di esporli senza presunzione. Ma dimentichiamoci subito dell’indie americano, non a caso il piccolo protagonista si chiama Denni con la i: qui siamo in Italia, dove di fronte al mare esistono i “cementoni”, ecomostri riservati a poveri e criminali, dove le donne prendono le botte dai compagni senza fiatare e senza che nessuno se ne accorga, a volte neanche i medici. Dove gli imprenditori fanno ancora loschi affari e nascondono i contanti nei buchi dei loro cantieri.

Miglior soggetto al Premio Solinas 2017, il film d’esordio del giovane Gianluca Santoni mette in scena l’ormai troppo familiare dramma domestico italiano, ma con un plot twist che ne svia il genere e la dimensione: Denni, impaurito e stanco della violenza del padre sulla madre, decide di “assoldare” il cugino di un’amichetta, detto Il Secco, per uccidere il genitore, grazie a quella somma sospetta di denaro conservata in una cassaforte segreta. Si instaura così il rapporto tra Denni e Il Secco, tra promesse non mantenute, litigi e confronti sinceri: i loro mondi non sono poi lontani, a dividerli solo l’età e una barriera tra la città e la periferia. Entrambi condividono le stesse fragilità, mascherate da occhi profondi e rabbiosi – Denni -, e tatuaggi, capelli tinti e ironia sfrontata – Il Secco. Ovviamente, come tutti gli eroi in viaggio verso l’età adulta, condividono anche lo stesso conflitto con la figura paterna, anche se da una parte emerge il tentativo di sostituzione e dall’altra quello di negazione e rifiuto.

La vera forza dell’eroe, e del cinema, è anche una questione di immaginazione: Denni immagina di sparare con un bastone, immagina di riprendersi la bicicletta dai ragazzi che l’hanno rubata o di spegnere i lampioni con il pensiero; immagina che Il Secco sia il “super killer” ideale per il suo piano; immagina infine di ribellarsi definitivamente alla figura del padre uccidendolo. Immagina, lo vede con i suoi occhi, e noi con lui, ma nulla di tutto ciò è reale: è cinema. Un cinema che mette in contrasto i toni cupi e freddi del mare invernale e desolato con il calore dei suoi protagonisti e dei loro interpreti. Andrea Lattanzi è il figlio perfetto dei sobborghi romani, mentre l’esordiente Francesco Lombardo incarna l’irrequietezza dell’Antoine Doinel di truffautiana memoria, complice la somiglianza fisica ed esistenziale del suo personaggio. In Io e Il Secco non manca tuttavia la simpatia tipica dei buddy movies in salsa rocambolesca ma è tutto a servizio di un incontro tra bambini sperduti, vittime di un ambiente, familiare e sociale, che li obbliga a fare i conti con le proprie incapacità e l’impossibilità di cambiare lo stato delle cose. Santoni, certo, non rischia, i suoi non sono quattrocento colpi di sfida e originalità: si affida ciecamente agli attori, che reggono insieme una sceneggiatura fin troppo sicura e ragionata, che inoltre ha bisogno dell’ottima colonna sonora che l’accompagna (prima prova al cinema del musicista Dade, ex Linea 77). Ma il risultato è assolutamente una speranza importante per quel giovane cinema italiano che vuole emergere, perché no, anche al botteghino.