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Involution

2018
REGIA:
Pavel Khvaleev
CAST:
Dennis Hurley (Ian)
Ryan Masson (Hamming)
Adam Giannone (Cain)

Il nostro giudizio

Involution è un film del 2018, diretto da Pavel Khvaleev.

In un futuro vicino, Hamming (Ryan Masson) è un giovane psichiatra a distanza, che segue i propri pazienti con disinteresse per affidarsi piuttosto al potere dei farmaci che somministra. L’umore cupo del ragazzo è segnato dal vuoto lasciato da Liv (Alyona Konstantinova), la sua amata, che lo abbandona per tornare da sua madre. Ma un paziente di Hamming (Adam Giannone) è stufo di essere trattato con approssimazione, così interrompe la cura farmacologica e si convince di trovare lo psichiatra per ucciderlo. Intanto una piaga colpisce l’intera razza umana, che sembra ormai destinata all’involuzione biologica della specie. Dopo III – Il rituale, il regista russo Pavel Khvaleev tenta di inscenare un futuro distopico incombente e sconfortante, ma l’esito cinematografico è semplicemente disastroso.

I personaggi di Khvaleev si muovono in un universo futuristico immaginato con ben poca fantasia (schermi trasparenti, ecco tutto quello che c’è da aspettarsi dal prossimo decennio) che il regista immortala con colori smorti e movimenti di macchina privi di inventiva. Ma le ambizioni della sceneggiatura sono alte, forse troppo alte: si parla di una presunta involuzione della specie umana (raggiunto il nostro picco evolutivo saremo costretti a tornare indietro), di incomunicabilità, dell’indifferenza della prossima società, di sogni rivelatori, del ricongiungersi dell’uomo alla natura, il tutto legato da una storia d’amore incerta e poco appassionante. E il film non manca nemmeno di battute dalle intenzioni poetiche ma dal suono patetico: “Credi che sia un miracolo?” chiede lei, “Cosa esattamente?” risponde lui, la risposta: “Noi.” Se il caos riporta in sé qualcosa di straordinario e attraente, non è questo il caso di Involution, che ritrova nella sua confusione di idee soltanto un ermetismo invalicabile.

I personaggi sfuggono a qualsiasi ritratto, impossibili da definire, così come è impossibile interessarsi alle loro vicende. E gli stessi sono restituiti da interpretazioni blande, in un cast dove nessuno spicca tra gli altri. Insomma, il primo film in lingua inglese di Khvaleev è un disastro completo, troppo debole per molti amanti del cinema d’autore, e troppo noioso per intrattenere gli appassionati di fantascienza. Un film dalla narrazione incerta, con un una storia combattuta tra poetica personale e un’indole derivativa (è palpabile l’influenza di Under the Skin di Glazer), dove è difficile riconoscere persino il tema principale. Perché Involution vuole racchiudere in sé talmente tanti elementi che finisce per svuotare questi di qualsiasi significato e, soprattutto, di carica emozionale. Un film la cui premessa ruota attorno all’indifferenza di un uomo del futuro e che lascia indifferenti noi spettatori del presente.