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Intrusion

2021
REGIA:
Adam Salky
CAST:
Freida Pinto (Meera Parsons)
Logan Marshall-Green (Henry Parsons)
Robert John Burke (Detective Stevhen Morse)

Il nostro giudizio

Intrusion è un film del 2021, diretto da Adam Salky.

Henry e Meera sono una coppia affiatata. Lui, un architetto di successo, ha progettato e costruito una casa modernissima in una città di provincia, dove si trasferisce con la moglie. I due vivono con serenità i primi tempi nella grande villa – organizzano feste e cene romantiche – ma una notte tutto cambia. Tre sconosciuti si introducono nella loro abitazione, ed Henry, per proteggere sua moglie, tira fuori una pistola. Spara ai tre ladri, uccidendone due e ferendo gravemente il terzo. Meera è sconvolta dall’accaduto, sia perché ha visto morire i due uomini, sia perché ignorava che in casa fosse nascosta un’arma. In lei si insinua quindi un dubbio fortissimo: cos’altro le nasconde suo marito?Il fenomeno dell’home invasion ha segnato buona parte dell’horror del nuovo millennio e non accenna certo a fermarsi. Quando Bong Joon Ho, con Parasite, è riuscito a dare nuova linfa al genere, c’era da aspettarsi un cambio di rotta generale. L’home invasion non più (o non solo) come il racconto di sconosciuti che si introducono in casa, ma come la scoperta di uno o più individui che già la abitano di nascosto, come parassiti, come intrusi. Che lo vogliano o meno.

Intrusion di Adam Salky si allinea, con le dovute distinzioni, a questa nuova (ma non nuovissima) tendenza. In fondo, se il sottogenere dell’home invasion ha tanto successo è perché rispecchia la più grande paura dell’età contemporanea: la violazione della proprietà privata. E una violazione dall’interno (della casa, dell’inconscio) suona come una doppia violenza. Ma, dicevamo, con il nuovo thriller di Netflix c’è da fare qualche distinzione. Gli elementi tipici dell’home invasion, infatti, vengono qui esauriti già nella prima parte di film, lasciando intendere che la direzione, in senso narrativo, sarà un’altra. Lo sceneggiatore Chris Sparling (già autore di qualche horror dimenticabile, come The Atticus Institute o Mercy) si appropria degli stilemi del genere per raccontare altro: non la paura di aver a che fare con dei completi sconosciuti nella propria abitazione, ma la paura di vivere con qualcuno che si credeva di conoscere. E nel tratteggiare il personaggio di un marito apprensivo ma profondamente disturbato, la scrittura di Sparling si fa piuttosto convincente. Henry è un maniaco del controllo, tanto dolce e comprensivo con sua moglie quanto esigente e pronto ad esplodere.

Il suo segreto, poi, manifesta tutto il suo essere: Henry è sì un violento, ma alla violenza preferisce l’idea stessa della violenza. L’idea di aver tutto sotto controllo e poter fare del male quando ne ha voglia. Il suo lavoro di architetto gli ha permesso di costruire una casa a misura delle sue idee e pulsioni, trascinando e rinchiudendo sua moglie nella propria architettura di pensiero. Henry è quindi un personaggio complesso e ricco di sfumature, ben scritto, e interpretato con talento da Logan Marshall-Green. Eppure, Intrusion non convince. Gli eventi narrati si succedono prevedibili, senza particolari sorprese. E sono molti i buchi di sceneggiatura e le incongruenze che mettono in crisi la credibilità del racconto. La regia di Salky, poi, è piuttosto asettica, e non rinuncia a qualche jumpscare di troppo. Poco originale, poco credibile e poco memorabile, Intrusion assomiglia a tanti filmetti televisivi pensati per le casalinghe, di quelli che puntano a mettere in dubbio le sicurezze di un certo pubblico femminile sull’affidabilità dei propri mariti e compagni. Film per un pubblico generalista, che mangia tutto e dimentica tutto.