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Into the Night

2020
REGIA:
Inti Calfat, Dirk Verheye
CAST:
Jan Bijvoet (Richard "Rik" Mertens)
Nabil Mallat (Osman Azizi)
Pauline Etienne (Sylvie Bridgette Dubois)

Il nostro giudizio

Into the Night è una serie tv del 2020, ideata da Jason George.

Il 23 di questo mese si celebrerà il decimo anniversario della conclusione di Lost, storica produzione TV di J.J. Abrams che ha segnato l’inizio di una nuova era della serialità televisiva. Per chi non avesse avuto modo di seguirne gli sviluppi, la serie culto racconta le peripezie di un gruppo di passeggeri sopravvissuti a un disastro aereo e naufragati su un’isola deserta, in una spirale di tensione fantascientifica che nelle ultime stagioni sfocia persino nel misticismo religioso. I fan dello show, d’altra parte, si ricorderanno bene come il progressivo sfilacciamento del racconto sia stato accompagnato da un’accoglienza di critica e pubblico sempre meno favorevole, culminata all’epoca con l’impressionante controversia circa un finale di serie invero non poco confuso. Una decade dopo la discussa puntata conclusiva, il prodotto di Abrams rimane, al di là del riscontro critico, un modello di narrazione televisiva la cui impronta e influenza emergono ad oggi in un gran numero di produzioni attuali. A testimoniarlo, fra le uscite più recenti, c’è Into the Night, produzione belga ideata da Jason George e diretta da Inti Calfat e Dirk Verheye, distribuita a inizio maggio sulle piattaforme Netflix.

I parallelismi fra le due serie, come le solite testate d’intrattenimento online hanno già sottolineato più volte, emergono chiaramente sin da subito: anche in questo caso, in effetti, i protagonisti sono i passeggeri di un aereo, costretti da una minaccia esterna a una lotta per la sopravvivenza. Se l’incipit del racconto sembra rimandare ai toni da thriller-sci-fi della serie di Abrams, lo svolgimento della vicenda contraddice sostanzialmente queste iniziali somiglianze. A parte il format differente, che consiste in sei episodi stringati e concisi (come vuole l’era del binge-watching) contro la canonica ventina di puntate delle stagioni televisive classiche, il racconto risulta nel suo sviluppo più affine al canone del survival apocalittico, con i protagonisti della vicenda in fuga dall’esposizione ai raggi solari, trasformatisi improvvisamente in una minaccia fatale in grado di decimare la popolazione mondiale. La spettacolarità catastrofica da disaster movie con cui questo genere di produzione è associata viene in questo caso sacrificata in favore di un modello di costruzione della suspense più immediato, legato prevalentemente all’approfondimento delle dinamiche psicologiche e relazionali dei personaggi rinchiusi nell’aereo.

Da questo punto di vista è difficile lamentare qualcosa a un congegno narrativo che, in linea di massima, fa esattamente il suo dovere: la gestione dei meccanismi caratteriali funziona bene e l’evoluzione del racconto, seppur tendente all’accumulo nella gestione delle sottotrame, tiene sufficientemente incollati allo schermo. Si parla in ogni caso, sia ben chiaro, di una produzione in tutto e per tutto targata Netflix, con gli ovvi limiti che ne conseguono. In questo senso, ad esempio, l’apporto autoriale dei due registi risulta, per quanto efficace, decisamente poco interessante; non aiutano poi una ripartizione episodica scontata (ogni puntata ha il nome di un personaggio) e un utilizzo dei flashback (anche questo un elemento proveniente dal canone “lostiano”) programmatico e poco convincente. Al di là dei limiti evidenti, però, Into the Night mantiene le promesse, e funziona senza intoppi come esercizio di intrattenimento avvincente e appagante, con un finale aperto ad evoluzioni future potenzialmente interessanti. Chi in questo periodo sta soffrendo la quarantena e il periodo di generale incertezza può rivolgersi tranquillamente altrove: per gli spettatori restanti, questo prodotto Netflix può invece rappresentare un coinvolgente passatempo.