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Insight

2016
REGIA:
Lidia Ravviso, Slavina
CAST:
Slavina (Lei)
Alberto Alemanno (Lui)

Il nostro giudizio

Insight è un film del 2016, diretto da Lidia Ravviso e Slavina.

“Le Ragazze del Porno”, attive fino al 2018, sono un collettivo di artiste italiane che con il loro movimento anticonformista – culturale oltre che cinematografico – hanno deciso di creare alcuni cortometraggi di genere pornografico: ma non una semplice pornografia a uso e consumo, bensì una sua reinterpretazione artistica e sociologica – il porno come arte, da intendersi come un mezzo per scuotere il bigottismo imperante nel cinema e nella cultura in generale. Un movimento d’avanguardia, ribelle, liberatorio dai tabù del sesso. Due sono i cortometraggi realizzati e presentati con successo in vari festival: Queen Kong di Monica Stambrini e Insight di Livia Ravviso e Slavina, entrambi del 2016. Come scrive Marcella Leonardi a proposito del primo, è un cinema “fieramente porno nell’accezione settantesca del cinema, quando il genere era campo di sperimentazione estetica ed ideologica”. Un porno al femminile: non “per le” donne, ma “fatto da” donne, realizzato dal punto di vista femminile – ribaltando quindi la concezione maschilista dell’hard come prodotto maschile. Queen Kong è quello più noto e chiacchierato, sia per la presenza della celebre pornostar Valentina Nappi, sia per i contenuti che spaziano dal porno all’horror al surrealismo. Ma altrettanto riuscito e simile nella dichiarazione d’intenti, pur se molto diverso nello stile, è Insight (“Dentro”), 12 minuti ricchi di immagini e significati: dirige Lidia Ravviso (qui al suo esordio in un’opera a soggetto) insieme alla performer Slavina, anche interprete del corto.

La trama è ridotta al minimo: una ragazza (Slavina), sdraiata su un divano in una stanza, inizia a masturbarsi sempre più freneticamente, mentre un uomo (Alberto Alemanno) la osserva; fra i due nasce un gioco di sguardi, e il silenzio è rotto solo dai gemiti di piacere della donna; la conclusione dell’orgasmo sfocia nel ribaltamento dei ruoli, e in uno sguardo sul mare aperto.  Insight riesce a fondere lo stile asciutto e minimalista, quasi astratto, con una carnalità viscerale. Il punto di forza primario è la performance di Slavina: un volto e un corpo particolarissimi, una femminilità selvaggia ma non priva di tratti androgini (fisico asciutto, capelli corti), il cui autoerotismo ripreso nei minimi dettagli risulta essere un valore assoluto; sicuramente una fra le scene più erotiche ed eccitanti viste nel cinema italiano contemporaneo, che è abbastanza avaro di contenuti in proposito. Vediamo così un amplesso solitario che muove sensazioni ctonie, un erotismo selvaggio, un autentico inno alla masturbazione femminile – argomento ancora oggi tabù nella cultura e nel cinema. Merito della performance spontanea di Slavina, e di una regia che sa spaziare dalle inquadrature sulla vagina e le dita a quelle sul volto colmo di piacere – oltre a vari campi totali su tutto il corpo – in preparazione a quello che sarà un orgasmo potentissimo. Detto così, potrebbe sembrare un puro prodotto voyeuristico. Ma ovviamente non lo è. Certo, in ogni film erotico o hard c’è una componente voyeuristica – non potrebbe essere diversamente – ma qui c’è ben altro. Si potrebbe chiamare in causa tutto un discorso sull’autoerotismo come indipendenza della donna (e volendo ci si può leggere anche questo), o sul sesso come forza primordiale e libera, ma il nucleo essenziale è una rappresentazione meta-testuale (forse una messa alla berlina?) del piacere voyeuristico.

Il protagonista maschile può essere considerato l’erede dell’uomo che guarda di brassiana memoria, oltre che una metafora dello spettatore: per cui il “dentro” del titolo indica sicuramente dentro la vagina, ma anche dentro lo sguardo. Un piacere voyeuristico che nel finale, come in un sogno, vede ribaltarsi i ruoli tra osservatore e osservato. Proprio l’opposizione tra quanto vediamo e il twist finale spiega la ragion d’essere primaria di Insight: una riflessione, per usare le parole dell’autrice, su “Cos’è il porno? Qual è la relazione, nel sesso e nella sua rappresentazione, tra chi guarda e chi si fa guardare?”. Il “dentro” è anche l’interno, sede della masturbazione, che si contrappone al “fuori”, con le riprese del mare (concesse dalla videoartista Valeria Guarcini), deformate e oniriche, che aprono e chiudono Insight. L’interno è minimalista, claustrofobico e spoglio, e le due registe mostrano una certosina cura estetica nelle inquadrature e nella fotografia, tutto squisitamente cinematografico e moderno; la musica è presente nell’introduzione e nella conclusione del corto, ma la masturbazione è accompagnata solo dai gemiti e dalle urla della bravissima Slavina. La stanza spoglia e le inquadrature sul mare richiamano la dimensione surrealista, in cui l’interpretazione è lasciata allo spettatore: il mare dell’inconscio, l’esplosione selvaggia del piacere, il mondo onirico, forse anche il simbolo della potenza femminile – gli umori vaginali, l’acqua e la donna come sorgenti di vita.