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Inside

2016
Titolo Originale:
Inside
REGIA:
Miguel Ángel Vivas
CAST:
Rachel Nichols
Laura Harring (La donna)
Andrea Tivadar (Alice Donovan)

Il nostro giudizio

Inside è un film del 2016, diretto da Miguel Ángel Vivas

Questa di Inside, il nuovo film di Miguel Ángel Vivas, regista di quel piccolo gioiellino della home-invasion che era Secuestrados (ma anche di quella sciocchezzuola di Extinction – Sopravvissuti), è forse una delle operazioni più sgangherate degli ultimi anni. Prima di tutto perché si tratta di un remake di un film ancora troppo giovane per essere considerato un classico, À l’intérieur (2007), del dinamico due francese Julien Maury e Alexandre Bustillo, entrambi, allora, alla prima prova dietro la macchina da presa; e secondo, perché a produrre questo remake non sono stati gli americani (che solitamente fanno proprie storie altrui per renderle commestibili ai loro concittadini), ma gli spagnoli, capitanati, da Jaume Balagueró (REC), in veste di sceneggiatore. Insomma, riassumendo, ci troviamo di fronte a un remake di un film francese, fatto dagli spagnoli, facendo finta di essere in America. Bizzarro.

La storia è cosa nota. Un incidente di macchina causato dalla distrazione di una donna incinta che sta scherzando con il marito. L’uomo muore; la donna si rinchiude in casa con il suo dolore, fino a quando una pazza scatenata non fa di tutto per rubarle il feto che porta in grembo. Balagueró (e il suo sodale Manu Díez) non cambiano di molto la storia. Più che altro, si limitano a introdurre una coppia di vicini gay e a trasformare l’abitazione della psicopatica in qualcosa che sembra uscito da Seven e derivati. Insomma, America, America, America: è lì che si guarda e in quella direzione vanno anche le inevitabili scelte artistiche: Rachel Nichols (Conan the Barbarian), nel ruolo che fu di Alysson Paradis, e Laura Harring (Mulholland Drive), in quello di Béatrice Dalle. Per il resto non cambia una virgola; persino il finale nella piscina è identico. Certo, in realtà, di differenze ce ne sono tante e bisogna riconoscere a Miguel Ángel Vivas una mano più salda di quella che potevano avere i Maury e Bustillo degli inizi; ma sono bazzecole, che possono al limite facilitare le vendite televisive.

La vera differenza sta più che altro nel gore. Se si rimaneva a bocca aperta assistendo alla prima proiezione di À l’intérieur alla Semaine de la Critique du Festival de Cannes di qualche anno fa, era proprio per la spudoratezza dell’immagini, la voglia di osare, e il gusto per l’eccesso. In poche parole: si sguazzava nel sangue. In Inside invece il rubinetto del sangue lo si tenta di chiudere il più possibile, cercando di riportare questa storiella (sinceramente un po’ stupidina) a una dimensione da “prime time” tv, che non offende né scandalizza nessuno. Fa specie, soprattutto pensando a quanta violenza gratuita Miguel Ángel Vivas aveva messo nel suo primo film; ma queste sono le regole del nuovo mercato. O forse no. C’è, infatti, il rischio che questo ibrido, questo esperimento senza anima e senza pancia, rimanga nel limbo, incapace di soddisfare qualsiasi tipo di spettatore.