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Influencer

2022
REGIA:
Kurtis David Harder
CAST:
Cassandra Naud (CW)
Emily Tennant (Madison)
Rory J. Saper (Ryan

Il nostro giudizio

Influencer è un film del 2022, diretto da Kurtis David Harder

Lungi da chiunque stabilire aspetti ed elementi di un thriller con tutti i crismi. Tutti coloro che si sono lanciati nell’impresa sono stati chiamati a trovare una via, personale quanto universale, per coinvolgere il pubblico lungo una storia torbida e sorprendente. Quindi la domanda, a posteriori: perché Influencer di Kurtis David Harder ci riesce e tanti altri no? Il primo aspetto, o almeno quello che salta più all’occhio, potrebbe essere la tematica molto attuale, benché si tratti di strada già ampiamente battuta da altri. Non è tanto l’hic et nunc, quanto il modus in rebus: facile descrivere l’attuale generazione di star dei social come superficiali e furbetti sempre alla ricerca di like, molto meno andare più nel complesso. E in questo caso il film ci introduce subito alla figura di una influencer, Madison, che dietro la patina del proprio profilo nasconde il tormento per una relazione priva di sbocchi e per una solitudine che neanche milioni di followers possono colmare. Una bambolina fatta con lo stampino che, stranamente ma fino ad un certo punto, da spettatore non riesci proprio a soffrire.

L’incontro con CW durante una vacanza a Bangkok può invece rappresentare una svolta felice e la possibilità di avere accanto una persona disposta ad ascoltarti e a vederti come un suo pari. La nuova amica è interpretata da Cassandra Naud, la quale porta in scena un fascino potente e oscuro sostenuto (e non limitato) dalla voglia di colore bruno che ha sotto l’occhio destro. Già da qui la mente dello spettatore più cervellotico potrebbe viaggiare, visto che l’unico mistero assente è dove si va a parare: trattasi di rivincita dell’imperfezione contro la bellezza autocelebrata? O di un’invidia tendente all’odio verso la categoria? Ecco, il segreto del successo sta anche nel fatto che la spiegazione non c’è, o almeno non in forma dettagliata. L’idea, comunque, di una vera e propria killer di influencer è attrattiva quanto estremamente logica a livello narrativo. Nel modus operandi, infatti, risiede poi il perfetto contrappasso nei confronti delle vittime, autrici di contenuti artefatti e non attinenti alla realtà e quindi ingannate con lo stesso metodo. Incredibile ma vero, e per stavolta in positivo, sei portato a tifare per l’assassino. Anche per questo la seconda parte del film sfrutta appieno l’aderenza dello spettatore col personaggio intavolando un vero e proprio meccanismo ad orologeria, dove la tensione è indirizzata sia verso una potenziale nuova vittima che verso l’ingresso in scena di un personaggio in grado di scoprire cosa bolle davvero in pentola.

Influencer, quindi, funziona per i succitati motivi ma anche per la capacità di trasferire in immagine una storia che parla di filtri, e quindi di non-verità e d’immagine fintamente perfetta in tutto. Lo fa premendo sull’acceleratore nei momenti giusti, cercando raramente di impressionare e dunque riuscendoci sempre. Prendere per esempio la scena in piscina con coinvolta una scarpa col tacco: suggerita ma efficacissima come se ne vedono poche oggi. L’unico difetto, se così si può dire, è che, pur nella sua breve durata, ci si trascina troppo verso un finale che, ad un dato punto, era telefonatissimo. Tuttavia anche quest’ultimo, per costruzione ed esito, rimane in testa e lascia profondamente soddisfatti, a coronamento di un film, come succede ormai spessissimo, piccolo nei mezzi ma grande nelle idee. Che, tra parentesi, non sono originali o particolarmente cervellotiche, solo estremamente giuste per tirarne fuori un ottimo prodotto.